Scrivo questo post perché conosco Giulia Ichino e vi garantisco che è una bravissima editor, e che non è mai stata una raccomandata o una privilegiata. Credo di averla conosciuta quando ha iniziato a lavorare in Mondadori, come correttrice di bozze, più di dieci anni fa. E vi dico che con tutti i “figli di” di cui è piena Mondadori, hanno preso proprio il bersaglio sbagliato.
O meglio il bersaglio giusto per scopi di basso vassallaggio politico. Attaccare Giulia Ichino per colpire il padre non è una bella cosa. Soprattutto se viene da una precaria all’assemblea del Pd, partito che il giuslavorista Pietro Ichino ha lasciato in polemica, per andare con Monti. E soprattutto se poi la precaria viene poi abbracciata dal segretario Bersani.
Ma quando uno conosce una persona può essere che abbia un giudizio troppo indulgente o distorto. Così ho telefonato a Renata Colorni, memoria storica della casa editrice, da anni responsabile del Meridiani Mondadori e all’epoca direttore editoriale di tutta l’editoria letteraria della casa editrice. L’ho beccata al cellulare per strada, all’oscuro di tutto, perché l’hanno operata a un occhio e non aveva ancora letto i giornali”.
Ecco la sua reazione, di getto: “Macché stupidaggini. Non è stata assolutamente assunta perché era la figlia di Ichino, ma perché era una persona di valore. Lo so perché l’ho assunta io e me lo ricordo bene, perché ho litigato qualche mese per convincere l’allora capo del personale di Mondadori Andrea Pietroboni a farle un contratto. Aveva lavorato per un po’ come precaria, come tutti. Prima correggeva le bozze e poi ha fatto una sostituzione di maternità. Finito quello ho fatto di tutto per tenerla perché era brava. E infatti hai visto che carriera che ha fatto”.
Infatti ora è la editor della narrativa italiana, dopo essere stata redattrice prima e poi caporedattrice. Fa i libri di Saviano, di Camilleri, di Paolo Giordano, di Daria Bignardi, per intendersi.
Scrivo questo post perché la verità va detta e perché la retorica del precario fa male alle ragioni dei precari. Perché se vuoi prendertela con i raccomandati, scegli almeno i raccomandati veri, e ce ne sono così tanti da avere solo l’imbarazzo della scelta. Perché fare di tutta l’erba un fascio è una cosa da fascisti (gioco di parole voluto, perché il caso mi puzza di olio di ricino). Perché mi dispiace vedere commenti sui social media di gente che accusa e sfoga la sua rabbia senza sapere di cosa sta parlando e dover leggere dichiarazioni di Giulia Ichino che quasi si deve scusare per aver un posto di lavoro e aver fatto carriera. E’ un delitto riuscire nel proprio lavoro? Doveva dire: no scusate, sono figlia di, non voglio essere assunta? Se è questo il messaggio, siamo messi male. In barba a tutte le meritocrazie che si vanno sbandierando.
E a quelli che dicono: quanti precari bravi o più di Giulia Ichino sono rimasti senza lavoro io rispondo di trovare un altro argomento. Per ogni lavoratore ci sarà sempre un altro precario che poteva (forse, chissà) essere al posto suo.