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Tunisia, sciopero generale paralizza il paese. Continuano gli scontri

Nel giorno dei funerali di Belaid, la tensione è alta. Violenze in varie città. Negozi, università, uffici e scuole sono chiusi. Migliaia di persone, cercando di avvicinarsi al feretro nel cimitero, ne hanno bloccato la marcia. Il presidente della Repubblica è pronto al passaggio di poteri

Anche l’8 febbraio è una giornata di tensione per il Paese. Sono stati annullati tutti i voli da e per la Tunisia come conseguenza dello sciopero generale indetto dall’Ugtt, il principale sindacato, in segno di protesta per l’uccisione di uno dei leader dell’opposizione, Chokri Belaid. Non si fermano le proteste iniziate il 6 febbraio che dalla capitale si sono estese a tutta la nazione.

Gli scontri – Nel giorno dei funerali dell’esponente politico, approfittando della presenza di migliaia di persone e di centinaia di vetture parcheggiate davanti al cimitero di Djellaz, alcuni manifestanti si sono lasciati andare ad atti di vandalismo e furti dalle automobili. La polizia è intervenuta in modo massiccio e li ha dispersi. A Jendouba il palazzo del governatore è stato preso d’assalto da centinaia di persone. In punti diversi della città ci sono scontri tra manifestanti e polizia, con sassaiole e lancio di lacrimogeni. Violenta anche la repressione a Sousse dove le forze di sicurezza sono impegnate a respingere la rivolta attraverso un uso massiccio di gas lacrimogeni.

Lo sciopero generale – L’intero Paese è anche paralizzato dallo sciopero.  A Tunisi tutti i negozi sono chiusi, compresi quelli della grande distribuzione. Chiusi anche uffici, scuole, università. Gli ospedali garantiscono solo i servizi di urgenza.  e anche la macchina della giustizia è ferma. La capitale sembra una città fantasma: lungo avenue Bourghiba in qualche caso, a protezione dei negozi più grandi, sono state tirate fuori le grandi lastre d’acciaio che ne sigillano gli ingressi, nel timore di assalti e saccheggi. L’adesione allo sciopero generale è pressoché totale anche nei quartieri residenziali, come Le Lac, dove è forte la presenza di stranieri.

La crisi politica – Né il primo ministro Hamadi Jebali né i membri del suo esecutivo hanno per ora presentato le dimissioni. Tuttavia, la presidenza della repubblica tunisina si sta preparando a seguire l’eventuale passaggio di poteri dall’attuale al nuovo governo. Il portavoce della presidenza, Adnane Mansar, ha spiegato che “il presidente Moncef Marzouki deve seguire tutti i passaggi contenuti del decreto legge che regola il trasferimento dei poteri”. Con queste parole ha voluto sottolineare che la procedura seguita da Jebali (che ha annunciato lo scioglimento dell’esecutivo e la costituzione di un altro) è stata irrituale, non avendo in particolare, tenuto conto che l’incarico per la formazione di un governo non può che essere conferito dal capo dello Stato e non invece, per come fatto da Jebali, con un meccanismo di auto-attribuzione.

I funerali – Nel frattempo si stanno svolgendo le esequie di Belaid.  Coloro che vogliono rendergli omaggio si sono divisi tra la Casa della cultura di Djebel Jelloud – cui lo scomparso era molto legato – e la sede locale del Partito dei Patrioti democratici, di cui Belaid era segretario generale. La salma sarà tumulata nel Cimitero dei Martiri di Djellaz. Migliaia di persone che si trovano nel camposanto, cercando di avvicinarsi quanto più possibile al feretro, lo hanno di fatto bloccato. Molti di loro gridano slogan, altri, con le dita, fanno il segno della vittoria. Uomini dell’esercito stanno tentando di aprire la strada al camion scoperto con la bara di Belaid per fargli raggiungere la zona dell’inumazione, ma la gente continua ad arrivare creando un muro umano davanti all’automezzo.