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Doping, Cipollini e l’ombra dell’epo: “Il suo nome nelle carte del dottor Fuentes”

L’accusa è in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport, che pubblica le carte del medico spagnolo imputato nel processo di Operacion Puerto che proverebbero le pratiche illecite effettuate dal campione di Lucca nel corso della stagione 2002. L'avvocato del campione: "Accuse assurde e quello indicato non è un numero di fax, ma di telefono non riferibile al mio cliente"

È caduto anche il ‘Re Leone’. Mario Cipollini, uno dei miti del ciclismo italiano, uno dei pochi a non essere mai stato sfiorato da sospetti nei vent’anni della sua straordinaria carriera, “si dopava”. L’accusa è in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport, che pubblica le carte del medico spagnolo Eufemiano Fuentes (imputato nel processo di Operacion Puerto) che proverebbero le pratiche illecite effettuate dal campione di Lucca nel corso della stagione 2002. La più importante della sua vita, quella che lo avrebbe fatto entrare di diritto nell’Olimpo del ciclismo. Nella serata di oggi è intervenuto il legale dell’ex cicilista: “In nome e per conto del Sig. Mario Cipollini ed in relazione alle notizie apparse in data odierna sul sito web Gazzetta.it, riportate sull’omonimo quotidiano sportivo nazionale e riprese da diversi organi di informazione, con il presente comunicato sono a smentire categoricamente le infondate ed assurde accuse mosse al mio assistito”.

Torniamo, però, ai documenti pubblicati dal primo quotidiano sportivo italiano. Sono documenti impressionanti, che rendicontano passo per passo, giorno per giorno, il doping del ‘Re Leone’. La tabella redatta da Fuentes copre praticamente l’intera stagione: da gennaio a ottobre, dalla preparazione invernale al Mondiale di Zolder, dall’inizio alla fine. In mezzo, sono segnati tutti gli obiettivi del velocista: la Milano-Sanremo a marzo, il Giro d’Italia a maggio, il Mondiale ad ottobre. Quell’anno, Cipollini, li avrebbe centrati quasi tutti. E nel retro del documento sono appuntati anche i costi dell’operazione, decine di migliaia di euro. I riferimenti a Cipollini sono chiarissimi: il nome in codice (di solito Fuentes utilizzava quello del cane dei corridori, come ad esempio ‘Birillo’ per Ivan Basso, o ‘Piti’ per Alejandro Valverde) in questo caso è ancor più esplicito, ‘Maria’ o ‘Cp’. E c’è persino segnato il numero di fax di casa Cipollini, a Lucca. Tutte prove che sembrano incontrovertibili, e che per il momento Cipollini non ha voluto commentare.

A leggere le carte di Fuentes, il doping praticato dal ‘Re Leone’ sarebbe stato sistematico e massiccio: ‘epo’ per aumentare la resistenza, mille unità ogni due giorni in fase di preparazione; ma anche ormoni e anabolizzanti, per sviluppare la forza. Quella impressionante che il Re Leone scatenava nelle sue volate. Il trattamento è continuo praticamente per tutto l’arco della stagione: il segreto è prelevare il sangue quando è al top delle condizioni, conservarlo ripulito dalle scorie e quindi reimmetterlo in circolazione al momento giusto, alla vigilia delle gare più importanti. La Milano-Sanremo, appunto, che Cipollini aveva sempre sognato senza mai essere riuscito a vincerla, fino al 2002; ma anche la Gand-Wevelgem, che si sarebbe aggiudicato a ben nove anni di distanza dal suo ultimo successo (datato al 1993). Ed il Mondiale, ovviamente, per cui ci fu un trattamento ad hoc: un prelievo tra il 20 e il 24 settembre, subito dopo essersi ritirato dalla Vuelta di Spagna, a tre settimane di distanza dalla prova. Poi la trasfusione, tra l’8 e il 10 ottobre: il 9 è la data cerchiata sulla tabella, in Italia, prima di partire per il Belgio. Dove avrebbe vinto il titolo iridato, in volata ovviamente, davanti all’australiano Robbie McEwen ed il tedesco Erik Zabel.

Quelli di Zolder 2002 furono dei Mondiali speciali per noi italiani: l’Italia – che non vinceva da dieci anni, dal successo di Gianni Bugno a Benidorm, nel ’92 – si strinse intorno al suo ‘Re Leone’; i compagni corsero solo per lui, i tifosi tifarono solo per lui. Fu un trionfo storico. Che oggi, a distanza di oltre un decennio, viene purtroppo illuminato di nuova luce. Come assumono un significato diverso anche altri passaggi di quella stagione memorabile. Ad esempio, il clamoroso ritiro di Cipollini dalle corse annunciato il 9 luglio del 2002, a tre mesi dal Mondiale, che aveva messo in fibrillazione tutto il Paese: motivato ufficialmente con l’amarezza del mancato invito al Tour de France, interpretato come l’ennesima trovata di un atleta istrionico e fuori dagli schemi. Forse le ragioni di quell’allontanamento dalla scena, durato 49 giorni, erano altre.

Le carte di Fuentes possono cambiare la storia. Quella del ‘Re Leone’ emersa oggi conferma quanto Graziano Gasparre aveva rivelato nei giorni scorsi in una confessione al Fatto quotidiano: il doping nel ciclismo è un fatto endemico, un ‘sistema’ che coinvolge quasi tutti e da cui è davvero difficile restare immuni. Il nome di Cipollini, comunque, potrebbe essere solo il primo di una lunga serie: nel processo di Operacion Puerto ci sono 7mila pagine di documenti da scandagliare, oltre 200 sacche di sangue congelato da identificare. Che riguardano il ciclismo, ma non solo. È stato lo stesso Eufiamano Fuentes a confermarlo: “Da me venivano ogni genere di atleti: tanti ciclisti, ma anche tennisti, corridori, calciatori”. Fino ad oggi sono stati solo primi a finire nell’occhio del ciclone. 

Cipollini non ha risposto direttamente all’articolo, ma in serata ha incaricato il suo legale di distrubuire alle agenzie di stampa un lungo comunicato, dove l’avvocato Giuseppe Napoleoneche “i documenti pubblicati non sono in alcun modo riferibili allo stesso. Il numero di fax che compare sulla tabella incriminata non eè un numero di fax, bensì un numero telefonico italiano non intestato al mio cliente, peraltro annotato manualmente. A tal proposito occorre evidenziare come il Sig. Cipollini sino a tutto il 2004 fosse residente nel Principato di Monaco, come inconfutabilmente confermato nella Sentenza definitiva pronunciata dalla Corte di Appello Penale di Firenze, che ha assolto lo stesso dai reati di evasione fiscale con formula piena (art. 530 1^ comma Codice di Procedura Penale), ovvero, per insussistenza dei fatti reato contestati. In buona sostanza le copiose prove testimoniali e documentali prodotte, valutate dal collegio giudicante, hanno dimostrato senza alcun dubbio l’effettivita’ della residenza monegasca dell’atleta. Tutto ciò è, evidentemente, inconciliabile con le notizie diffamatorie propalate. Ma vi e’ di piu’. Nel suggestivo articolo si legge che il presunto nome in codice sarebbe ‘Maria’ o ‘CP'”.