La fantasia di Paolo Villaggio aveva creato, per il suo “Fantozzi” la indimenticabile “Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare” e il “Duca Conte”; personaggi elitari, avulsi dalla realtà quotidiana di Fantozzi, la contessa con il suo yacht di 35 metri “Il bracciante” e il Duca Conte vessatore del travet Fantozzi.
Crozza, con la sua satira sui candidati della lista civica di Monti, si è mosso sulla stessa linea: “il più povero possiede la Kamtchatka”. E’ meglio stendere un velo pietoso sulla risposta di Monti circa i “terremotati poveri” presenti nella sua lista. A dire il vero, giornalisti meno genuflessi avrebbero potuto chiedere conto a Monti della sua affermazione rivelatasi non vera, come sarebbe probabilmente successo se a intervistarlo fosse stato un Letterman; non gli avrebbe probabilmente regalato cagnolini ma lo avrebbe incalzato circa la sua affermazione, sulla linea del “comprereste un auto usata da quest’uomo?; modo di dire arguto e in uso nel giornalismo americano.
Uscendo dalla satira e volendo entrare nel mondo reale, la questione “esodati” è un esempio fulgido della visione elitaria che il governo Monti ha mostrato in dodici mesi di governo; infatti il come la vicenda si è sviluppata e il come sta andando avanti la dice lunghissima sull’incapacità del governo dei professori di sintonizzarsi almeno un pochino sui problemi dei cittadini.
Il fatto è che ad oggi, 8 Febbraio 2012, a distanza di 14 mesi dal varo della riforma Fornero, la situazione della salvaguardia dei primi 65.000 potenzialmente esonerati brancola nel buio.
La ministra, in tutto e per tutto supportata da Monti, affermò più volte che nessuno sarebbe rimasto senza stipendio e senza pensione e a chi le riportava ricorrentemente che fuori dal palazzo c’erano due o trecentomila persone in stato precario, rispondeva con crescente insofferenza che per tutto il 2012 nessuno era senza pensione a causa della sua riforma e che stava lavorando per garantire coloro che dovevano percepire la pensione nel 2013; appunto i 65.000 a cui dovrebbero – condizionale – seguire altri 65.000.
Eccoci arrivati al mese 2 del 2013 e nessuno che abbia già raggiunto la data nella quale avrebbe dovuto avere la pensione l’ha avuta e, anzi, manco ha la garanzia certificata che la avrà. Infatti, nonostante le uscite – elettorali ? – rassicuranti e che propagandano la spedizione delle lettere di definitiva salvaguardia per i 65.000, il processo è ancora ben indietro.
Oggi l’Inps ha pubblicato un messaggio sul proprio sito nel quale candidamente spiega che per gli esodati veri e propri, cioè i licenziati, la certificazione del diritto alla pensione “.. sarà inoltrata non appena completata la lavorazione dei provvedimenti di accoglimento ricevuti dalle competenti Direzioni territoriali del lavoro…” ; nessuna data certa, neppure per chi avrebbe dovuto avere la pensione in gennaio. Peggio ancora, lo stesso messaggio Inps indica che “per i lavoratori iscritti presso la gestione ex Ipost, ex Inpdai, Fondo Ferrovie dello Stato, ecc., è in corso di rilascio una apposita procedura per la gestione delle relative comunicazioni”; il che, in parole povere, significa: ci siamo accorti ora di non avere gli strumenti che servono.
Già in passato ho sostenuto come il mettere a punto il funzionamento degli enti sotto il proprio controllo dovrebbe essere il primo passo da fare da parte di un ministro responsabile, ben prima di pensare riforme; ne resto profondamente convinto, ma qui siamo di fronte a cosa peggiore e cioè al non avere neppure saputo fronteggiare l’emergenza generata dai propri provvedimenti.
Di fronte alla impreparazione con la quale si è arrivati al 1 Gennaio 2013, dopo avere avuto oltre 12 mesi per attrezzarsi, verrebbe da pensare a una totale incapacità, proprio inettitudine; poiché però a tale livello questo sarebbe poco plausibile, resta solo l’alternativa del poco interesse a fare cose che probabilmente risultano noiose e delle quali, proprio per mancanza di contatto con i propri cittadini, sfugge l’importanza. Può darsi che per persone provenienti da ceti in cui le problematiche sono molto meno concrete, il fatto che una pensione maturata in gennaio arrivi – forse – dopo un po’ di mesi, non sia percepito come problema: in quei cinque o sei mesi, se non hanno pane, mangeranno brioches…
E può essere che il dubbio sul se si potrà contare o no su una pensione non sia visto come uno stato di ansia insopportabile; in fondo se non ci sarà la pensione, basterà attingere per un po’ dai capitali in banca, oppure vendere un latifondo…
Il trascinamento della vicenda, della quale peraltro non si parla più, simulando che sia risolta, è il termometro del distacco tra l’elìte di governo e la gente comune e l’estrazione sociale e culturale dei candidati dovrebbe diventare un fattore di valutazione assai importante per gli elettori tra tre settimane.
Va bene giocare con i cagnetti “Empty”, ma l’empatia con i propri amministrati la si dimostra occupandosi di loro; per esempio facendo funzionare bene e per tempo quegli enti che dovrebbero dare risposte certe e tempestive; ma per fare questo, prioritariamente, i problemi bisogna percepirli come tali, cioè essere meno elitari.