Il premier all'attacco del segretario Pd: "I risultati in Europa dello statista Berlusconi li conosciamo, quelli del candidato di sinistra ancora no". E torna a pungere i democratici: "Nessun accordo se ci saranno veti di Sel sul lavoro". Poi dice che l'Ue teme il ritorno dell'ex presidente del Consiglio. Il Cavaliere replica secco: "Una grande cazzata". Il Prof conferma il no al voto disgiunto in Lombardia. Albertini attacca Borletti Buitoni e Ichino
Monti contro tutti. Il Professore si rimbocca le maniche, indossa i guantoni e cerca di uscire dalla mischia. Non solo per tirare via dall’occhio di bue Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi, che cercano di polarizzare lo scontro per tenersi il proscenio (e far rimanere in ombra il centro). Ma anche perché c’è molto da mettere in ordine soprattutto in quella regione, la Lombardia, che sembra il crocevia per le prossime elezioni politiche e regionali, determinante in concreto (per il Senato), ma anche simbolo di un eventuale vittoria del centrosinistra (abbattuto il feudo Formigoni) o viceversa dell’eventuale impasse tra i tre schieramenti principali. Il presidente del Consiglio dunque definisce “infantile” il giudizio di Bersani sul vertice europeo di due giorni fa sul bilancio e dall’altra accusa il Cavaliere di aver tradito “la rivoluzione liberale” e di voler “comprare i voti degli italiani con i soldi degli italiani”. Infine Monti rivendica il lavoro fatto con il governo tecnico: “Credo di essere stato un buon presidente del Consiglio”.
Poco può fare, tuttavia, per “gestire” i suoi, a quanto pare. Mentre lui infatti attacca i suoi avversari tra i montiani volano gli stracci. Per dirne una il candidato al Pirellone Gabriele Albertini che archivia la posizione dei montiani che appoggiano Umberto Ambrosoli alle regionali (come la capolista Ilaria Borletti Buitoni) come “opinione personale” e bolla Ichino (sostenitore di Scelta Civica che ha sdoganato il voto disgiunto a Ambrosoli) come uno che ha un “atteggiamento schizofrenico”.
“Bersani? Sul vertice europeo un giudizio infantile”
L’accento più forte dell’intervista del capo del governo al TgCom24 è riservato al candidato del centrosinistra a Palazzo Chigi, Pierluigi Bersani: “E’ un po’ infantile – spiega – dire che siccome Cameron è contento si tratta di una vittoria di Pirro“. E poi un’altra bordata, in due direzioni. “I risultati in Europa dello statista Berlusconi li conosciamo, quelli di Bersani non ancora”. Non solo. Il premier uscente, ai microfoni di Studio Aperto, torna a pungere il centrosinistra negando un’ipotesi di accordo a causa della presenza di Vendola e Sel: ”Non sono sicuro che tocchi a me convincere Fassina o Vendola ma quella coalizione può scordarsi che noi possiamo dare un apporto a una maggioranza e a un governo se non prevarranno posizioni di riforma e di proseguimento delle riforme anche nel mercato del lavoro”. “Non ho nessuna affinità – conclude – con una sinistra che includa elementi i quali non sono a favore dei disoccupati e dei lavoratori, perché sostengono posizioni che pesano sull’Italia e le impediscono di essere competitiva”. Peraltro con accenti opposti dice lo stesso e nello stesso momento proprio Vendola: “Siamo come un treno che va a est e uno che va a ovest”.
Il Prof dunque risponde così alle critiche dei partiti per il vertice europeo dedicato al bilancio: “I risultati in Europa dello statista Berlusconi li abbiamo conosciuti, quelli di Bersani non li conosciamo e comunque è un po’ infantile dire ‘siccome Cameron è contento deve essere stata una vittoria di Pirro’ perché è chiaro che ognuno ha la tendenza a presentare nel proprio Paese gli aspetti positivi del risultato, ma poi sono i numeri che contano e il risultato è evidente: siamo l’unico contributore netto, insieme al Belgio, a ridurre il contributo netto di cinque miliardi in sette anni e gli unici ad accrescere i fondi per la politica per la coesione”. “E’ un risultato – ha precisato il premier – interamente positivo per l’Italia, ma non sul piano europeo e noi lo abbiamo criticato” chiedendo che ci fosse “un bilancio più ampio e più adeguato alle esigenze di crescita”.
“L’Europa teme il ritorno di Berlusconi”
E anche il Professore si lascia prendere dal gusto delle metafore da bestiario medievale. Dopo i giaguari da smacchiare di Bersani e le reazioni leonine di Berlusconi, lui si butta sui rettili: “Io renderei trasparenti i camaleonti”. Poi vira su toni, si potrebbe dire, berlusconiani: “Mi è capitato in questa campagna elettorale di essere insultato e aggredito. Mi dicono che sia normale. E’ una cosa che tempra il carattere. Cerco di non rispondere agli insulti, anche se talvolta mi sono lasciato prendere un po’ troppo da verve polemica, nella quale peraltro non eccello”. Tuttavia esclude qualsiasi accordo con il Cavaliere: Silvio Berlusconi ha “tradito la rivoluzione liberale”, secondo Monti e quindi: “Escludo una intesa”.”E’ verissimo”, prosegue. che in Europa temono il ritorno di Silvio Berlusconi, perché “ne hanno avuto abbastanza di un’Italia che rischia, con la fragilità politica, l’incapacità di decidere e la indisciplina finanziaria, di mettere ancora a rischio se stessa, l’Eurozona e l’Europa”.
Cosa farebbe Monti nel primo Consiglio dei ministri se fosse confermato a Palazzo Chigi? “Un provvedimento per il dimezzamento dei parlamentari, per la riforma del Titolo V della Costituzione ed un provvedimento per far rapidamente ripartire l’industria“.
La replica di Berlusconi: “Una grande cazzata”
“Una grande cazzata”. Così, Silvio Berlusconi in serata replica alle dichiarazioni di Mario Monti: non solo dice che il paragone con Lauro a proposito dei voti comprati è “indecente”, ma si fa scappare una parolaccia quando, a In Onda, gli fanno ascoltare le parole del premier, secondo il quale l’Europa avrebbe paura del ritorno dell’ex presidente del Consiglio. “Monti è la più grande delusione della mia vita – commenta Berlusconi – peggio di Fini e Casini. Non conosce la realtà economica e ha fatto degli errori incredibili”. E ammette che “con il senno di poi”, un anno fa, sarebbe andato subito alle elezioni e non avrebbe sostenuto il governo dei tecnici.
“Lombardia, no al voto utile: votate Albertini”
Intanto, Mario Monti nega spaccature nella sua componente riguardo il voto disgiunto in Lombardia, nonostante le accese polemiche dei giorni scorsi. “Non c’è alcuna spaccatura” assicura il presidente del Consiglio uscente a TgCom24: “Siamo persone che pensano con la propria testa” ma “coloro che votano per la Scelta Civica votino Albertini in Lombardia”. Un modo per “mettere a posto” un po’ le cose, insomma, ribadito attraverso il no al concetto del “voto utile” (più volte richiamato sia da Bersani che da Berlusconi). In realtà mentre lui attacca i suoi avversari tra i suoi volano gli stracci.
Monti, dunque, cerca in qualche modo di mettere ordine. “Non condivido la logica del cosiddetto voto utile o inutile e quindi auspico che coloro che voteranno Scelta Civica alla Camera e Senato votino Albertini”. Un modo, aggiunge, per perseguire un “disegno coerente” per “non avere la Lega al governo della Lombardia”. “Esiste un pericolo Maroni“, d’altronde, “e credo che Albertini tolga più voti alla destra che alla sinistra, ed aiuti a contribuire che la civilissima Lombardia non cada in mano a Maroni”. Ma per Roberto Maroni, candidato della Lega e del Popolo delle Libertà per la Regione Lombardia, è tutto chiaro: “Monti è pronto all’incesto con Bersani per mettere le mani sulla Lombardia”.
Albertini: “La lista Monti non è la succursale del Pd”
Intanto però i toni si fanno aspri. Soprattutto quelli del candidato di Scelta Civica alle regionali in Lombardia, l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini: “Per il voto libero ogni coscienza può esprimersi come meglio crede – manda a dire in un’intervista alla Stampa – Fare parte della lista Monti e poi proporre di trasformarla in una succursale del Pd, come direbbe Taillerand, più che un delitto è un errore”. Secondo Albertini sono solo posizioni personali che non hanno peso politico: “E poi chi sono queste persone? – si chiede – Sono dovuti andare a prendere un trentino (Lorenzo Dellai, ndr) per trovare un esponente di qualche rilievo che avvalorasse politicamente una posizione rispettabile ma per nulla condivisibile. Gli altri sono il genero di Bazoli e la signora Borletti Buitoni, due cognomi che possono incutere una certa soggezione ma che in termini politici non rappresentano altro che le loro opinioni”. Proprio sulla Borletti Buitoni si concentra la maggiore durezza delle parole di Albertini: “Mi viene in mente che in una recente intervista hanno chiesto alla Borletti Buitoni si sarebbe vista come ministro della cultura in un governo Bersani – racconta – Prima si è schermita ma poi ha elencato ciò che avrebbe fatto in quel caso. Non voglio essere maligno, però ci può stare questo pensiero impuro”.
Ichino: “Nessuna incompatibilità tra il voto per Monti e per Ambrosoli”
Viceversa non la vede così Pietro Ichino, ex Pd e ora montiano, numero 2 in lista per Scelta Civica alle elezioni per il Senato. “Non vedo una incompatibilità del voto per Ambrosoli in Lombardia con il voto per Monti sul piano nazionale – dice a Repubblica – Albertini e Ambrosoli rappresentano due aspetti e due tendenze di una stessa società civile ambrosiana, onesta, laboriosa, europeista” e “la lista Monti vuole unire e rappresentare entrambe queste parti della società civile”, spiega. “L’essenza stessa del regionalismo implica che ci sia uno spazio di possibile articolazione e di diversa combinazione tra le scelte che si compiono al livello nazionale e regionale – conclude – In Lombardia esistono, oggi, due opzioni sul piano regionale entrambe compatibili con una scelta politica sul piano nazionale per la lista Monti”. A Ichino controreplica di nuovo Albertini: “E’ il numero due della lista al Senato in cui io sono il numero uno: tutto può essere, ma mi sembrerebbe un atteggiamento schizofrenico“.