Sale a nove il numero delle vittime della tempesta di neve, chiamata “Nemo” che si è abbattuta sul nord-est degli Stati Uniti e sull’Ontario in Canada. La settima vittima, secondo quanto hanno reso noto le autorità locali, è un bambino di 11 è morto a Boston. Il piccolo è stato avvelenato dal monossido di carbonio dei gas di scarico dell’auto di suo padre. L’auto era rimasta bloccata dalla neve e suo padre stava tentando di liberarla. Colto dal freddo il bambino è allora entrato nell’abitacolo, mentre il padre continuava a spalare la neve. Secondo quanto ha riferito un portavoce dei pompieri di Boston, il motore dell’auto era acceso, per far funzionare il riscaldamento e la neve attorno al tubo di scappamento ha fatto si che i gas di scarico finissero nell’abitacolo.
La ‘monster blizzard‘, ha ormai perso buona parte della sua potenza, ma tra lo stato di New York e il Canada ha lasciato oltre 700 mila abitazioni senza corrente elettrica e in alcune zone un manto di oltre un metro di neve. Il fenomeno ha interessato una zona compresa tra la regione dei grandi laghi, la costa atlantica e l’Ontario, in Canada, dove sono stati registrati tre dei sette morti. Ma le zone più colpite sono state l’area di Boston e il Connecticut, dove a Stratford sono caduti fino a 13 centimetri di neve l’ora, secondo quanto ha reso noto il servizio meteorologico nazionale. Nella sola città di Boston, ne sono caduti finora oltre 55 centimetri, una quantità vicina al record di 68 centimetri registrato nel 2003. Nel Massachusetts, a Plymouth, la centrale nucleare Pilgrim si è fermata automaticamente, dopo aver perso energia durante la tempesta. La Nuclear Regulatory Commission ha rapidamente precisato che, anche se si tratta di un evento insolito, lo spegnimento si è svolto senza problemi e non ha causato alcuna conseguenza per il personale dell’impianto o per la sicurezza pubblica.
Ampie zone della costa attorno a Boston, dove sono state registrate onde alte fino a sette metri e mezzo, sono state inoltre evacuate, a causa di un rischio crescente di inondazioni attese sulla scia della tempesta, che ha portato con se venti degni di un uragano, con raffiche che hanno raggiunto i 130 km/h. Ora la situazione va lentamente migliorando, ma l’allarme e lo stato di emergenza rimarrà in vigore, prevedibilmente fino a lunedì.
A New York, a Central Park sono stati registrati quasi 30 centimetri di neve. A Long Island, già duramente colpita lo scorso ottobre dall’uragano Sandy, ne sono caduti molti di più, mentre nel Nord dello stato è stata registrata un vittima. Tutto sommato, è però andata meglio del previsto, non si è ripetuta la cosiddetta ‘Snowpocalypse’ del 2010, tanto che alcuni collegamenti aerei dai tre aeroporti della città sono già stati ripristinati, mentre l’aeroporto internazionale Logan di Boston rimarrà chiuso ancora per diverse ore. In tutta la regione sono stati cancellati altri 2.000 voli che porta a oltre 6.300 il numero dei voli soppressi da ieri.
Anche se non ha raggiunto l’intensità della tempesta di neve è stata il frutto di un evento fortunatamente poco consueto, la collisione tra due tempeste diverse: una formazione di aria fredda in arrivo dal Canada con una depressione umida in arrivo dal Sud, come hanno spiegato i meteorologi, che avevano dato l’allarme per tempo. E in molti si erano preparati con cura, facendo rifornimenti ed evitando di farsi sorprendere in strada. Frattanto, la situazione va lentamente migliorando nelle zone più colpite. Il servizio meteorologico nazionale ha revocato la stato di allerta lungo la costa del Massachusetts, dove si temevano inondazioni sulla scia della tempesta di neve, che ha portato con se raffiche di vento fino a 130 chilometri orari. Nello stesso stato, così come in Connecticut e Rhode Island è stato inoltre revocato il divieto di circolazione per le auto.