Il sindaco Alemanno ed il suo consiglio comunale sembrano legati a doppio filo all’Atac, l’azienda municipalizzata dei trasporti.
Dopo la bufera di “parentopoli” che ha investito il Comune per le centinaia di assunzioni sospette in casa Atac, ora è la volta dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che in un parere dello scorso 23 gennaio mette nero su bianco che il Consiglio Comunale di Roma Capitale affidando all’Atac, in esclusiva, per il periodo 2013-2019 l’intero servizio di trasporto pubblico comunale ha violato le regole della concorrenza.
Con una delibera dello scorso novembre, infatti, il Comune di Roma, anziché bandire una gara per l’affidamento al miglior offerente del servizio di trasporto pubblico locale ha scelto di affidarlo direttamente all’Atac, società municipalizzata interamente controllata dallo stesso Comune.
In barba alle regole della concorrenza – secondo quanto si riferisce nel parere dell’Autorità Antitrust – il trasporto pubblico di superficie (bus, filobus e tram), quello metropolitano (linee A/B, B1 e C in costruzione), il servizio di gestione dei parcheggi a pagamento, il servizio di gestione della rete di rivendite e di commercializzazione dei titoli di viaggio nonché il servizio di esazione e di controllo dei titoli di viaggio sono stati affidati ad una “società di famiglia” e sottratti al mercato.
Un “aiuto” multimilionario ad un’azienda come l’Atac che – lo scrive la stessa Autorità Garante desumendolo proprio dalla Delibera del Consiglio Comunale incriminata – versa in una grave condizioni di crisi.
Non ha dubbi l’Antitrust nel ritenere che il Comune di Roma abbia palesemente violato la disciplina sulla concorrenza e, forse, anche quella in materia di aiuti di Stato.
E’ l’ennesima buccia di banana firmata Atac quella sulla quale il sindaco Alemanno ed i suoi uomini sono appena scivolati dopo l’incidente – per usare un eufemismo – della parentopoli di assunti, proprio in Atac, scoperchiata dagli inquirenti nei mesi scorsi.
Un fatto grave perché ci si trova di fronte ad un’amministrazione comunale che foraggia illegittimamente una propria impresa in crisi – senza, peraltro, far nulla per garantire e garantirsi che lo stato di dissesto venga arginato – e che per riuscire nell’intento scellerato draga centinaia di milioni di euro al mercato, sottraendosi alle regole delle gare pubbliche.
Se il Comune avesse seguito le regole, forse, i trasporti pubblici, i parcheggi e gli altri servizi affidati ad Atac avrebbero potuto essere erogati ai cittadini in condizioni di maggior efficienza e, ad un tempo, generare utili e profitti per imprese più meritevoli.
Alemanno ed i suoi, ora hanno due mesi per rendere conto all’Autorità Antitrust delle proprie decisioni e per rimuovere le violazioni loro contestate.
C’è da augurarsi che il sindaco non lasci questa patata davvero bollente con tutto ciò che ne consegue sulla scrivania del suo successore.