Basta essere un padre di famiglia, non un economista, per sapere che non sono le iniziative una tantum, ma gli interventi strutturali che possono ridurre realmente e durevolmente il rapporto tra debito e Pil e che sono più recessivi gli aumenti di tasse che i tagli alla spesa. Anche per l’energia negli ultimi governi si sono inventate solo tasse e, per renderle suggestive, il creativo Tremonti ha provato a chiamarle con nomi evocativi: “Robin Tax”, per esempio.
Una tassa la cui storia ed evoluzione meritano di essere conosciute come esempi di una perversa fantasia al potere. Si tratta di una maggiorazione dell’aliquota Ires introdotta nel 2008 quale misura “etica” per tassare i profitti dei petrolieri e degli speculatori accusati dei prezzi record del petrolio e della benzina. Ebbene, i proventi sono stati utilizzati nel 2008 a sostegno delle persone bisognose attraverso la “Social card”! (un’altra delle geniali invenzioni di quel governo). Nel 2009, invece, con la legge n. 99 (ex Ddl Sviluppo), l’aliquota venne portata dal 5,5 al 6,5%, destinando i nuovi proventi al finanziamento dei giornali di partito!
Nel 2010 si è ampliato il novero delle attività energetiche cui si applicava la citata maggiorazione, includendovi anche le attività di trasmissione, distribuzione e dispacciamento dell’energia elettrica. Inoltre, nel caso specifico delle fonti rinnovabili è stata abolita l’esenzione che le riguardava fino ad allora e si è estesa anche ad esse l’incremento dell’addizionale dal 6,5% al 10,5%. Di fatto, colpendo queste parti vitali del settore, si è agito per ridurre gli investimenti urgenti per migliorare la rete elettrica e permettere l’utilizzo efficiente della produzione rinnovabile, che veniva con una mano incentivata e con l’altra scoraggiata con più tasse.
Con questa storia alle spalle, la Robin Tax non poteva che tramutarsi in “Rubin Tax”, come la definisce “Il Manifesto” di ieri. Infatti, da quando vide la luce, per colpire le “plusvalenze” delle multinazionali, fino ad oggi, nel settore energetico e del petrolio la Robin tax ha penalizzato più i servizi a rete e i produttori da fonti rinnovabili che i giganti del mercato. Non solo. L’Autorità per l’energia e il gas segnala, nell’ultimo rapporto presentato a fine gennaio che molte delle grandi imprese energetiche che pagano la tassa la scaricano di fatto sulle bollette dei consumatori.
Nei fatti ben 199 casi su 476 totali (di cui 105 appartenenti al settore dell’energia elettrica e gas e 94 a quello petrolifero) dovrebbero andare sotto il torchio dello sceriffo di Nottingham, per rendere possibile una riscossione che nel 2011 ha fatto incassare allo Stato 1.475 miliardi di euro, 930 milioni in più rispetto all’esercizio precedente, prelevando soprattutto – è il dubbio dell’Authority che è tenuta per legge a vigilare su eventuali rincari illegali – dalle tasche dei consumatori.
Viene voglia di chiedere conto di tutta una campagna spesa a colpevolizzare quanti sostengono le rinnovabili, che, per la loro introduzione, hanno ricevuto giusti incentivi. Alla testa di questa campagna ci sono state Enel, Eni, lobby petrolifere e il governo dei tecnici. Facciamo qualche conto. Intanto, l’impatto dell’energia fotovoltaica sulla formazione dei prezzi dell’elettricità ha tolto più di 1 miliardo alle bollette. Vanno poi conteggiate le riduzioni delle importazioni di gas grazie al boom dell’elettricità verde e la riduzione dei costi del Cip6.
Come si vede, il fardello delle rinnovabili è risultato più che dimezzato e diventa ancor più leggero considerando tutte le entrate per lo Stato in termini di Iva e di tasse pagate dalle migliaia di aziende che sono sorte. E allora come la mettiamo con queste verità inoppugnabili? Cosa direbbero ora i detrattori del nuovo sistema energetico, fatto di piccoli impianti, fonti naturali, risparmio controllabile sul territorio, che bypassa petrolio, gas e carbone, forieri ormai di corruzione, tangenti, privilegi ed evasione che si scaricano alla fine sul povero consumatore italiano?
Le rinnovabili sono state dipinte come una stangata, inutili, uno spreco. E’ pur vero che il nuovo ha sempre suscitato perplessità ma ora che le fonti solari ed eoliche hanno dimostrato di essere in grado di generare notevoli quantità di energia e di saper ridurre i loro costi con grande rapidità, un attacco così greve puzza di bruciato, soprattutto se è appoggiato da una mancanza di controlli a salvaguardia dei consumatori. Vogliamo sapere in dettaglio i nomi delle aziende che hanno fatto pesare la Robin tax sugli utenti: un rincaro che in un solo semestre è pesato circa 0,8 miliardi di euro, al solito pagati da Pantalone. E si capisce ancora meglio come mai Passera-Monti nella loro Strategia Energetica Nazionale, hanno rilanciato le fonti fossili. Tanto si possono sempre appoggiare sulle gambe malferme degli utenti indifesi e all’oscuro di tutto!
Mario Agostinelli
Ecologista, politico e sindacalista
Ambiente & Veleni - 11 Febbraio 2013
Bollette, la storia della “Rubin Tax”
Basta essere un padre di famiglia, non un economista, per sapere che non sono le iniziative una tantum, ma gli interventi strutturali che possono ridurre realmente e durevolmente il rapporto tra debito e Pil e che sono più recessivi gli aumenti di tasse che i tagli alla spesa. Anche per l’energia negli ultimi governi si sono inventate solo tasse e, per renderle suggestive, il creativo Tremonti ha provato a chiamarle con nomi evocativi: “Robin Tax”, per esempio.
Una tassa la cui storia ed evoluzione meritano di essere conosciute come esempi di una perversa fantasia al potere. Si tratta di una maggiorazione dell’aliquota Ires introdotta nel 2008 quale misura “etica” per tassare i profitti dei petrolieri e degli speculatori accusati dei prezzi record del petrolio e della benzina. Ebbene, i proventi sono stati utilizzati nel 2008 a sostegno delle persone bisognose attraverso la “Social card”! (un’altra delle geniali invenzioni di quel governo). Nel 2009, invece, con la legge n. 99 (ex Ddl Sviluppo), l’aliquota venne portata dal 5,5 al 6,5%, destinando i nuovi proventi al finanziamento dei giornali di partito!
Nel 2010 si è ampliato il novero delle attività energetiche cui si applicava la citata maggiorazione, includendovi anche le attività di trasmissione, distribuzione e dispacciamento dell’energia elettrica. Inoltre, nel caso specifico delle fonti rinnovabili è stata abolita l’esenzione che le riguardava fino ad allora e si è estesa anche ad esse l’incremento dell’addizionale dal 6,5% al 10,5%. Di fatto, colpendo queste parti vitali del settore, si è agito per ridurre gli investimenti urgenti per migliorare la rete elettrica e permettere l’utilizzo efficiente della produzione rinnovabile, che veniva con una mano incentivata e con l’altra scoraggiata con più tasse.
Con questa storia alle spalle, la Robin Tax non poteva che tramutarsi in “Rubin Tax”, come la definisce “Il Manifesto” di ieri. Infatti, da quando vide la luce, per colpire le “plusvalenze” delle multinazionali, fino ad oggi, nel settore energetico e del petrolio la Robin tax ha penalizzato più i servizi a rete e i produttori da fonti rinnovabili che i giganti del mercato. Non solo. L’Autorità per l’energia e il gas segnala, nell’ultimo rapporto presentato a fine gennaio che molte delle grandi imprese energetiche che pagano la tassa la scaricano di fatto sulle bollette dei consumatori.
Nei fatti ben 199 casi su 476 totali (di cui 105 appartenenti al settore dell’energia elettrica e gas e 94 a quello petrolifero) dovrebbero andare sotto il torchio dello sceriffo di Nottingham, per rendere possibile una riscossione che nel 2011 ha fatto incassare allo Stato 1.475 miliardi di euro, 930 milioni in più rispetto all’esercizio precedente, prelevando soprattutto – è il dubbio dell’Authority che è tenuta per legge a vigilare su eventuali rincari illegali – dalle tasche dei consumatori.
Viene voglia di chiedere conto di tutta una campagna spesa a colpevolizzare quanti sostengono le rinnovabili, che, per la loro introduzione, hanno ricevuto giusti incentivi. Alla testa di questa campagna ci sono state Enel, Eni, lobby petrolifere e il governo dei tecnici. Facciamo qualche conto. Intanto, l’impatto dell’energia fotovoltaica sulla formazione dei prezzi dell’elettricità ha tolto più di 1 miliardo alle bollette. Vanno poi conteggiate le riduzioni delle importazioni di gas grazie al boom dell’elettricità verde e la riduzione dei costi del Cip6.
Come si vede, il fardello delle rinnovabili è risultato più che dimezzato e diventa ancor più leggero considerando tutte le entrate per lo Stato in termini di Iva e di tasse pagate dalle migliaia di aziende che sono sorte. E allora come la mettiamo con queste verità inoppugnabili? Cosa direbbero ora i detrattori del nuovo sistema energetico, fatto di piccoli impianti, fonti naturali, risparmio controllabile sul territorio, che bypassa petrolio, gas e carbone, forieri ormai di corruzione, tangenti, privilegi ed evasione che si scaricano alla fine sul povero consumatore italiano?
Le rinnovabili sono state dipinte come una stangata, inutili, uno spreco. E’ pur vero che il nuovo ha sempre suscitato perplessità ma ora che le fonti solari ed eoliche hanno dimostrato di essere in grado di generare notevoli quantità di energia e di saper ridurre i loro costi con grande rapidità, un attacco così greve puzza di bruciato, soprattutto se è appoggiato da una mancanza di controlli a salvaguardia dei consumatori. Vogliamo sapere in dettaglio i nomi delle aziende che hanno fatto pesare la Robin tax sugli utenti: un rincaro che in un solo semestre è pesato circa 0,8 miliardi di euro, al solito pagati da Pantalone. E si capisce ancora meglio come mai Passera-Monti nella loro Strategia Energetica Nazionale, hanno rilanciato le fonti fossili. Tanto si possono sempre appoggiare sulle gambe malferme degli utenti indifesi e all’oscuro di tutto!
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Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".