Le dimissioni di papa Benedetto XVI sono arrivate d’improvviso. Non è la prima volta che un papa si dimette, ma è la prima da tanti secoli, è la prima in diretta, la prima del nostro tempo. La sua dichiarazione da delle ragioni che non ho motivo di non prendere sul serio e non so dire se ce ne siano altre non ancora note. Quello che so per certo è che questo papa non è un impulsivo, uno che fa una scelta del genere sulla base di un momento di stanchezza o di insofferenza per la difficoltà di una situazione. E’ un papa che sceglie le parole e i momenti, che pondera tutto quello che dice con discernimento e oculatezza.
Penso quindi che sia una scelta ponderata e immagino che il mescolarsi della stanchezza dovuta all’età con le resistenze e i problemi di palazzo lo abbiano provato oltre misura. Ma io voglio fare una considerazione sul fatto in sé delle dimissioni di un papa, che è un fatto nuovo, importante e, a mio avviso, positivo. Si immagina sempre il papa come un super uomo sulla scorta della teologia romano cattolica che lo definisce infallibile, luogotenente di Cristo, primo fra tutti e quindi, nell’immaginazione, uno che non cede mai, che non può cedere, … e invece è un uomo. La sua decisione è umana, altamente umana e in questo degna di onore e del massimo rispetto.
Mi è anche venuta, ascoltandolo, una fantasia. E se un papa decidesse e dichiarasse, con la portata pubblica che ha avuto la dichiarazione odierna di Benedetto XVI, che il papa si dimette per lasciare i suoi poteri ai vescovi riuniti, se si dimettesse per cambiare il governo della sua chiesa e per renderlo collegiale, meno infallibile ma non meno autorevole? Nel periodo in cui si ripercorrono le novità del Concilio Vaticano II sarebbe una bella sorpresa, una vera rivoluzione! Ma questa è fantasia.
Benedetto XVI ha comunque fatto una scelta importante, piena di dignità e di coraggio. Gli auguro molti anni ancora di riposo e di studio, anni più silenziosi e privati, anni di preghiera e di maggiore libertà.