“E’ un tunnel dove la luce non c’è mai. Non è come dice Monti, la luce in fondo al tunnel non si vede”. Antonietta è una delle centinaia di maestre che ogni mattina parte all’alba dalla Campania e non solo per raggiungere Roma, dove – forse – l’attende una giornata di lavoro. Da sette anni prende il treno delle 4,37 da Villa Literno per raggiungere la capitale in tempo per l’inizio delle lezioni. A lei, quest’anno, è andata bene: la supplenza durerà fino a giugno. Ma buona parte dell’esercito delle precarie che ogni mattina arriva a Termini non è altrettanto fortunata. Le maestre arrivano a Roma entro le 7.30, nella speranza di essere chiamate da qualche istituto. E se il telefono non squilla, si torna a casa come se nulla fosse. “Profumo, che è insegnante, dovrebbe capire le nostre difficoltà – dice Simonetta, 48 anni da Frosinone – Non ce la facciamo più, siamo stanche di fare precariato, vogliamo la nostra dignità”. Poi, uno dei suoi due telefoni sul tavolo squilla: “Mi hanno chiamata, faccio tre giorni”. Per questa volta il viaggio non è andato a vuoto di Salvatore Cannavò e Andrea Postiglione
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione