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Dimissioni del Papa: Moretti, non fare mai un film sulla fine del mondo

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Habemus Papam” non è stato un grandissimo film. Lo è diventato ieri. Ma non, come più o meno tutti hanno affermato dopo le dimissioni di Ratzinger, perché ha anticipato la realtà: nel film Michel Piccoli rifiuta la nomina dopo lungo travaglio (e stavolta Marco non c’entra!): Ratzi invece ce lo siamo tenuti per otto lunghi anni.

Ieri il film è diventato grande perché ha rappresentato un esempio quasi unico di cronaca pre-evento. Quello che andrà a cominciare non sarà più un Conclave come gli altri: perché tutti o quasi penseranno ai cardinali che per far passare il tempo, giocano a pallavolo in cortile. Il film di Moretti ha modificato con largo anticipo la nostra percezione di un evento.

Per dire: ieri sera Vespa si soffermava sulle finestre dell’appartamento papale illuminate. Alzi la mano chi non ha atteso magari inconsciamente, di veder transitare una sagoma dietro quelle finestre: ovviamente ritenendo che non fosse il Papa ma una guardia svizzera figurante e assoldata alla bisogna: la quale fino a qualche minuto prima stava guardando un reality in tv. E che dire della faccia di Padre Lombardi che riportava la stessa incapacità di comunicare la verità presente sul volto di chi lo impersonava nel film? Stessi tic facciali, stesse pause rivelatrici di stress tra una parola e l’altra, stessa palpabile tensione.

E il servizio di “Piazzapulita” (La7) che riprendeva gli inviati televisivi in Piazza San Pietro? Uguali, identici a quelli morettiani. Quando il film uscì Claudio Carabba scrisse che forse si trattava di un’enorme presa in giro costruita da Moretti: il quale, secondo lui, non parlava affatto del papa ma di una congenita incapacità del Pd di darsi una leadership credibile. Secondo il critico, la chiave di lettura del film sarebbe stata la famosa scena in cui il regista-psicanalista gioca a scopa coi cardinali, devia la loro attenzione coi discorsi sul matrimonio e poi li frega.

Senza saperlo Moretti ha fatto di più: ha disegnato una situazione (che forse per lui era una metafora) e soprattutto i suoi contorni e i suoi personaggi ben prima che si realizzasse. Ha cambiato il nostro modo di percepire un grande evento di cronaca. Detto per inciso: speriamo non giri mai un film sulla fine del mondo.

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