Infastidito da alcuni articoli del giornale di Confindustria il top manager chiama il presidente: "E' inaccettabile", ma l'interlocutore lo rassicura. Il direttore Napoletano: "Mai smesso di scavare e denunciare". Tra gli atti dell'inchiesta anche le modifiche a una intervista sul Messaggero
Un cambio di rotta. L’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, arrestato questa mattina dai carabinieri su ordine del gip di Busto Arsizio (Varese), lo chiese a Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. Era il 24 novembre del 2012 e la telefonata tra i due numero uno viene intercettata dagli inquirenti che indagano per corruzione nell’affare indiano: le tangenti (solo una parte dei 51 milioni contestati in totale, ndr) che sarebbero state pagate per la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland al governo indiano. Orsi però interviene anche sul Messaggero e su una telefonata tra l’ad e l’addetto stampa Finmeccanica Carlo Maria Fenu il gip scrive che non può “non leggersi se non con la volontà di montare una campagna di stampa retribuita e compiacente“.
Le pressioni sul Sole24ore. Dopo i convenevoli Orsi entra in medias res ed è evidente il suo problema: “Ascolta io volevo dirti una cosa, non l’ho fatto…in tutti questi giorni però mi sembra che abbia superato il limite. Cioè il giornale che mi attacca di più è il Sole (Sole24ore, ndr) e io non, è l’unico e non lo ritengo. Ho veramente fatto fatica e non te ne avevo voluto parlare…”. Squinzi risponde di non essersi “accorto” che forse si è un po’ “distratto”. Ma ancor prima che Orsi gli risponda, il patron della Mapei, eletto con un plebiscito di voti nel marzo del 2012, è netto: “Comunque interveniamo subito, eh!”. Il top manager, indagato da tempo per corruzione, punta il dito anche contro il giornalista che si occupa dell’inchiesta e incalza: “Tra l’altro squalifica il giornale, perché più lui, lui parla, che una volta il Sole diceva una cosa e il titolo andava giù, adesso lui dice una cosa e il titolo va su”. Squinzi cerca una ragione agli approfondimenti giornalistici e chiede: “Senti una cosa, ma c’è qualche interesse che tu sappia?”, ma Orsi risponde che crede di no: “Non, non credo, non lo so… Io c’ho tutti gli articoli raccolti negli ultimi tre mesi, ma che sia proprio il giornale di Confindustria...” e l’altro: “Ma non esiste…”. Oltre al presunto attacco personale Orsi porta sul piatto a Squinzi anche altre motivazioni di ordine come dire sociale: “E tra l’altro oggi mi dà ancora più fastifio, oltre, non attacca tanto me quanto la società e finisce dicendo ‘la barca affonda’. Allora io penso – continua il manager – ai miei settantamila dipendenti che leggono sul Sole un’affermazione del genere, quando è proprio sta andando tutto al rovescio”.
Orsi è infastidito dal fatto che accanto al suo nome venga apposto sempre quello che allo stato è il suo status ovvero “indagato“: “Cosa che poi non è proprio necessario ripeterlo tutte le volte… – si lamenta – E’ veramente inaccettabile…”. Il presidente degli industriali sembra voler smorzare: “Sai con questi giornalisti... coi giornalisti è sempre un problema eh perché non gli puoi mai dire niente… Però, però intervengo sul direttore (Roberto Napoletano, ndr). Orsi dice che si adopererà per far avere “tutti i file” per fargli dare “un’occhiata”. Squinzi li aspetta: “… perché io martedì devo andare lì e, tra l’altro, incontrare la redazione eccetera….”. Ottenuto l’interessamento Orsi cerca di scusarsi: “Ho fatto fatica a farti sta telefonata e non avrei voluto farla”, ma Squinzi lo rassicura: “No, ma no non devi farti questi problemi… Ma non esiste, ma non esiste porca miseria. Adesso me lo guardo subito, vado a guardarmelo anch’io. Comunque non…. faccio l’intervento sul direttore senz’altro”.
“L’esito dell’intervento diretto di Orsi su Squinzi.. appare desumibile” ragiona il giudice dal colloquio che poi l’alto dirigente ha il 4 dicembre 2012 con Carlo Maria Fenu, addetto stampa di Finmeccanica. “Adesso lo chiamerò un attimo il signore la per … Squinzi per .. ringraziarlo ma insomma, no adesso, dobbiamo stare attenti che, cerchiamo di capire, con i dovuti modi, se si muovo il giornalista l’altro. I due poi discutono anche di un titolo del “Secolo”. Dalla redazione del Sole24ore, in ogni caso, fanno sapere che le pressioni non hanno avuto alcun tipo di esito sul loro lavoro.
Anche per questi interventi il giudice per le indagini preliminari di Busto, Luca Labianca, ha disposto l’arresto: “E’ indubbio – si legge – che il mancato intervento di natura cautelare avrebbe riflessi gravissimi per la genuinità delle indagini e per la raccolta delle ulteriori prove stante la già avvenuta ricerca degli indagati. In particolare di Giuseppe Orsi di intralciare la stessa funzionalità dell’ufficio del pm… e di disporre di mezzi materiali e umani per creare uno schermo di credibilità al suo operato con lo scopo di non rendere esternamente credibili gli elementi di accusa che si temono gli acquisiti ed ancor più quelli che potrebbero essere ancora portati a conoscenza dell’autorità giudiziaria”.
Il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano risponde con un corsivo, sul giornale di mercoledì, ai verbali: “Il compito di un giornale è scavare, denunciare, superando ogni delicatezza e rispettando (sempre) il primato della notizia – scrive Napoletano – Abbiamo ‘infastidito’ il presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, oggi agli arresti, e altrettanto avevamo ‘infastidito’, per la verità, il suo predecessore, Pier Francesco Guarguaglini. Voglio ribadirlo ai lettori lo abbiamo fatto con i nostri giornalisti migliori, credendo e difendendo il loro lavoro, perché questo è il nostro dovere e perché i comportamenti dei singoli, le situazioni specifiche, i fatti lo richiedevano. Il Sole 24Ore è il giornale dell’economia, di tutta l’economia, non di una parte, come ripeto spesso, e proprio per questo si fa carico di affiancare sempre all’inchiesta giornalistica l’analisi economica, il dibattito delle idee dei protagonisti (tutti), la questione industriale italiana e il valore imprenscindibile (per il Paese) del suo patrimonio tecnologico. Della serietà di questo lavoro sono certo – conclude Napoletano – e ne sarò sempre garante rispetto alla redazione e alla proprietà”.
L’intervista sul Messaggero e la “puzza d’olio” . L’11 novembre del 2012 Il Messaggero pubblicò una intervista a Orsi a firma di Osvaldo De Paolini in cui il top manager parlava del gruppo come di “una casa di vetro” respingendo ogni accusa. Il giorno precedente però Orsi aveva chiamato Fenu e la conversazione era stata in sintesi questa.
Fenu: “…tra l’altro De Paolini mi ha confessato che l’ha fatta tutta a memoria questa intervista perché si era dimenticato a casa il blocco!!…e per dire no…che comunque è bravo voglio dire…”. Orsi: “no..e non solo è bravo… ma vuole anche che siamo stati incidenti e vuole dire che si può accettare anche qualche correzione in più”. I due discutono della parola più importante: tangenti. Una parola che deve essere esclusa; e così Fenu: “Ci devo mettere… tangenti mai” e Orsi incalza: “E non direi… che sia chiamano mediazioni... là dove sono ammesse”. Ci sono correzioni da fare si parla anche di virgole. Orsi pretende di rileggere: “no magari togliamo,, adesso non mi stia a fare la predica…l’ho capito!! la voglio rileggere…quando”. L’ad spedisce a Fenu le parti che vanno tagliate o cambiate. L’addetto stampa è chiaro: “La ratio è questa … io ho messo tra parentesi le parti tolte e sottolineate le parti aggiunte…”, la conversazione si conclude con Fenu che saluta e Orsi che dice: “La sente la puzza d’olio?… arriva anche a lei?”. Per il gip: “Inequivocabile è il riferimento alle puzza d’olio fatto da Orsi al termine della telefonata, sintomo della pratica, a cui costui (indagato per corruzione, ndr) sembra consueto, di raggiungere i propri obiettivi con metodi non legittimi”. Anche se fonti di Finmeccanica dicono che questa intera parte sia riconducubile a un enorme equivoco generato dal fatto che lo stesso Orsi potesse trovarsi in quel momento nel suo frantoio. Il giorno dopo, in ogni caso, il sito Dagospia, riprendendo l’articolo, bollava come “imbarzzante” l’intervista e a corredo aggiungeva una sorta di vignetta con l’editore del quotidiano che teneva a guinzaglio il giornalista e un orso con la faccia dell’ad colpito da alcuni proiettili.