Il top manager e l'ad di Augusta, Bruno Spagnolini, complottarono anche per sviare le indagini utilizzando "magistrati in pensione": l'ex presidente della corte d'Appello di Milano Giuseppe Grechi e l'ex presidente della corte d'Appello di Venezia Manuela Romei Pasetti. Fu anche fatta una telefonata verso un numero in uso al Csm
Non solo pressioni sul Sole24ore attraverso il presidente di Confindustria, ma Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini (ad di Augusta Westland) complottarono anche per sviare le indagini utilizzando “magistrati in pensione”: l’ex presidente della corte d’Appello di Milano Giuseppe Grechi e l’ex presidente della corte d’Appello di Venezia Manuela Romei Pasetti. Il giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio, Bruno Labianca, sottolinea con forza come: “Gli indagati, informati dell’esistenza di una indagine giudiziaria… si sono attivati a porre in essere condotte di sovvertimento della genuinità delle prove, anche con tentativi di pretesa modifica della linea operativa dell’ufficio inquirente che procede e con l’asservimento o, quanto meno la compiacenza presso i maggiori organi di stampa”.
Dopo la decisione della Cassazione di spostare l’inchiesta da Napoli a Busto Arsizio per competenza territoriale da Milano era stato applicato alla Procura varesina il pm di Milano, Eugenio Fusco (nella foto), titolare in passato tra le altre delle inchieste Parmalat, Antonveneta. Già nel settembre 2012 per esempio il pm aveva fatto iscrivere la società per la legge 231; un attivismo non molto ben visto dall’ad. Che avrebbe contattato qualcuno al Csm affinché venisse nominato in tempi brevi il nuovo procuratore di Busto Arsizio. Questi, a sua volta, avrebbe dovuto estromettere Fusco.
“La logica intessuta dagli indagati per sviare il normale corso delle indagini- osserva il gip nell’ordinanza – pone solide basi innanzi tutto nell’utilizzo di magistrati in pensione che nel corso della loro carriera avevano ricoperto in carichi di vertice nell‘organizzazione giudiziaria. A costoro i ruoli di presidente e di componente dell’organo di vigilanza interno e addetti alle questioni riguardanti la legge 231 in tema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche” ovvero Grechi e Romei Pasetti. “Invero per inciso le intercettazioni telefoniche effettuate anche sulle utenze cellulari in loro uso non avvalorano l’idea che essi, nelle qualità descritte, rivestano un ruolo di vera e propria indipendenza dai vertici aziendali, come invece dovrebbe essere”. E il giudice ad esempio ricorda la disponibilità della Pasetti a lasciare l’incarico al ministero della Giustizia per ottenere il ruolo di componente del Cda “ricevendo l’assenso di Orsi”. Ma non solo il magistrato, ricostruisce il giudice, dopo la consegna dell’avviso di garanzia per la legge 231 “si lamenta con Grechi di non aver adeguatamente difeso Orsi nel corso di una riunione dell’organo di vigilanza…”. La Pasetti quindi viene sponsorizzata da Orsi anche con l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco (governo Berlusconi) per qualche consiglio con le quote rosa.
A conferma dell’interessamento della Pasetti a intervenire sul pm Fusco c’è una intercettazione tra Orsi e il magistrato. E’ il 9 agosto 2012. La Romei spiega a Orsi: “…che siccome lui è via (inc) ci dovremmo dare un appuntamento intorno al 29 agosto che perché ho, lui non sa ancora quand’è che andrà a parlare lì… adesso devo decidere se è meglio che io prima o lui (il riferimento è al difensore di Orsi, ndr), devo un momento (sospira) pensare bene qual è il passo giusto ecco…”. Successivamente ci sarà un incontro Orsi, Romei, Grechi e l’avvocato ed è in questa occasione che vengono registrate le telefonate “verso una utenza in uso a persona in servizio presso il Csm colloqui – argomenta il gip – vertenti sulla pratica riguardante la copertura del posto di procuratore della Repubblica di Busto. Che avrebbe quindi avuto il potere per togliere il fascicolo al pubblico ministero scomodo.
“E’ davvero inconcepibile addebitare a Giuseppe Orsi di aver cercato compiacenze da parte dei diversi organi di stampa. Come se non fosse giustificato impegnarsi a difendere la propria immagine nei media per far emergere la verità dei fatti” dichiara in una nota, l’avvocato Ennio Amodio. “Non si può certo condividere infine – sottolinea – il rilievo dato nell’ordinanza cautelare a presunte manovre in ambiente giudiziario. Si tratta di un evidente equivoco perchè in tutto lo svolgimento dell’attività investigativa Orsi e la sua difesa hanno fornito la massima collaborazione agli inquirenti”.