In un recente articolo sul “Corriere della Sera” intitolato “Troppe illusioni sull’innovazione“, Francesco Giavazzi e Francesco Alesina attaccano la tecnologia fotovoltaica sostenendo che:

…. si è favorita una tecnologia che a distanza di pochi anni è già vecchia. Oggi l’energia solare si può catturare semplicemente usando una pittura sul tetto, con costi e impatto ambientale molto minori.

Ohibò, una pittura sul tetto per fare energia? Sembra un’invenzione di Archimede Pitagorico! Purtroppo, però, come tutte le invenzioni di Archimede Pitagorico, anche questa sembra far parte più che altro del mondo dei fumetti. L’articolo non dice dove si possa trovare qualche dato su questa fantasmagorica pittura. Tuttavia, se cercate su Internetvernice fotovoltaica” trovate un gran numero di pagine che ne danno la commercializzazione come imminente. Peccato che se ne parli da parecchi anni e che in commercio non se ne veda traccia.

Analizzando meglio la questione, si vede che queste leggendarie vernici sono basate sull’idea della cella fotovoltaica a polimeri organici. Sono celle che funzionano, sia pure con efficienze molto basse. Ma non sarebbe comunque possibile ottenere energia spruzzando il tetto con una vernice. Alcune parti della cella potrebbero forse essere spruzzate, ma bisognerebbe pur sempre costruire delle celle con i loro contatti elettrici, poi assemblare le celle in pannelli, supportarli su qualche tipo di struttura, poi c’è il costo dell’elettronica e di tante altre cose. In sostanza, anche se le celle a polimeri organici fossero altrettanto efficienti di quelle tradizionali, i costi totali degli impianti cambierebbero ben poco.

E’ curioso, poi, che questa notevole gaffe arriva in un articolo che sostiene una tesi perfettamente condivisibile, ovvero che i soldi pubblici spesi per progetti di ricerca mirati a scopi specifici sono di solito sprecati. Assolutamente vero: è ben noto che se la ricerca sul trasporto fosse stata finanziata dai governi fin dagli albori dell’umanità, oggi avremmo efficientissime slitte, ma nessuno avrebbe mai inventato la ruota. Ma gli stessi autori non si rendono conto che l’incentivazione del fotovoltaico non è un finanziamento per la ricerca, ma uno stimolo a essere più efficienti. E, in effetti, l’efficienza dei pannelli fotovoltaici standard continua a migliorare anche come risultato dell’incentivazione: non c’è bisogno di vernici miracolose per avere energia elettrica a costi che si abbassano sempre di più.

E allora, perché lanciarsi in questo modo contro il fotovoltaico? Beh, sembra una cosa talmente di moda oggi che tutti credono che sia facile come sparare sulla crocerossa. E invece si fanno errori clamorosi. Ci sono cascati anche quelli di Fox News quando uno dei loro “esperti” ha sostenuto che in Germania ci sono più impianti fotovoltaici che negli Stati Uniti perché in Germania c’è più sole. Davvero, proprio….. più sole che in Alaska, forse.

Nota: per commenti più dettagliati all’articolo di Giavazzi e Alesina, vedi “greenplanner” e “Qualeenergia”. Notate anche che, nella loro foga anti-fotovoltaico, gli autori sostengono che “…. i nostri pannelli rimarranno lì per vent’anni e nessuno si è chiesto quanto costerà e che effetti ambientali produrrà la loro eliminazione.” Beh, non è proprio vero: c’è un grandissimo numero di studi e ricerche su questo argomento. Considerate che proprio questo mese (il 28 Febbraio), a Roma ci sarà la terza conferenza internazionale sul riciclo dei pannelli fotovoltaici!

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