Nel post precedente ho ospitato una favola a lieto fine. Oggi invece vi voglio raccontare ben altra favola che anni fa vissi in prima persona.
Ho risieduto per un bel po’ di anni a Collegno, sobborgo di Torino, noto ai più per lo “smemorato” e per il manicomio. Collegno è tradizionalmente di sinistra. E, come tutti i comuni – di destra o di sinistra – ha in modo sistematico e senza pudore depredato il proprio territorio.
Aveva però ancora una bella fascia rimasta miracolosamente integra, seppure a ridosso della tangenziale di Torino, un territorio con un terreno agricolo di prima qualità in cui prosperavano ancora alcune cascine, ricordo di quello che era stata Collegno fino a non molto tempo prima.
Allora – si parla della seconda metà degli anni novanta dello scorso secolo – era sindaco di Collegno un dalemiano doc, o, meglio, dop, tale Umberto D’Ottavio (originario di Foggia), successivamente promosso per meriti sul campo assessore alla Provincia di Torino, dove è tuttora in carica. Cosa pensò bene la giunta D’Ottavio? Pensò che tutto quel verde non valorizzato fosse uno spreco e votò un piano di insediamenti produttivi (PIP) da realizzare proprio lì, innanzitutto per delocalizzare una fabbrica, la Elbi, che si veniva ormai a trovare nel cuore della cittadina. E fin qui, diciamolo, poteva anche starci. Delocalizzare una fabbrica va anche bene. Peccato però che, con la scusa della delocalizzazione, il PIP prevedesse anche la realizzazione di un centro commerciale e di un multisala cinematografico. E poi si parlava anche di un asilo, di servizi per la comunità, persino di un campo da golf. Cosa c’entrasse tutto questo con un piano di insediamenti produttivi era un mistero per i poveri cittadini.
Le associazioni ambientaliste insorsero compatte, ed io ne facevo parte. Seguirono incontri, serate, ma la giunta non cambiò idea. E il piano venne approvato a luglio del 1997.
Frattanto, due mesi prima, a maggio del 1997, nel cuore di Torino, si era costituita un’impresa, la Collegno 2000 s.r.l. Soci della società erano i signori Bonomi Mauro e Cardinali Franco. Insomma, non era ancora stato varato il piano e già si costituiva una società con il profetico nome di “Collegno 2000”. E vabbé, fin qui siamo nel campo della chiaroveggenza.
Ma torniamo alla giunta di Collegno. Ricordate che doveva realizzare un supermercato? Bene, invece, a forza di varianti del PIP, i supermercati, anzi, i centri commerciali, divennero ben quattro: un Carrefour, con ovvia galleria commerciale annessa, un Castorama (oggi Leroy Merlin), un Unieuro, e, udite udite, il più grande centro commerciale Ikea d’Europa, quell’Ikea così sedicente ecosostenibile… E fin qui, potrebbe trattarsi della solita pratica ben poco democratica, di varare un piano e poi stravolgerlo a forza di varianti (l’altra municipalità rossa, Torino, è maestra in questo con le sue 200 varianti al PRGC: forse da guinness dei primati!). Ma la cosa più singolare non è questa, è che tutte queste realizzazioni se le accaparrò la Collegno 2000, che, evidentemente, aveva visto bene nella sfera di cristallo. Fortuna, si dirà, anzi, maestria. Certo, anzi, sicuramente. Ma non finisce qui, perché voi me lo insegnate, quando un’industria abbandona il proprio sito cosa sorge al suo posto? Edifici residenziali. Ed è ciò che è successo sul sito lasciato sgombro dalla Elbi di cui sopra. Una variante al PRGC et voilà, il gioco è fatto: palazzi al posto dell’industria. E chi li realizza? Indovinato, troppo facile: la Collegno 2000. Così come la stessa, mai sazia, vuole e ottiene sempre dal Comune anche la trasformazione di un vicino grande palazzo, già adibito a ospedale psichiatrico, per ricavarci un hotel a cinque stelle. Il nome? Golf Hotel Parco della Dora. Ve lo ricordate il golf di cui si parlava sopra? Eccolo ricomparire! Sempre più abile e fortunata questa Collegno 2000. Anche se, ad onor del vero, quello dell’hotel a cinque stelle oggi è un cantiere abbandonato, forse perché è fallito il progetto del campo da golf anche per la ferma opposizione di una parte della cittadinanza.
Last but not least, sapete chi rappresentava la Collegno 2000 in molte trattative con la giunta collegnese? L’avvocato Flavio Fasano, originario di Gallipoli, di cui è stato anche sindaco, il quale Fasano è stato arrestato a maggio 2010 per corruzione, falso ed abuso d’ufficio. Non è la prima volta peraltro che il Fasano ha guai con la giustizia, visto che è stato condannato con sentenza passata in giudicato nel 2011 a cinque mesi di reclusione per abuso edilizio per la realizzazione del villaggio turistico “Praia del Sud”, che egli autorizzò quando era appunto ancora sindaco di Gallipoli.
Un’ultimissima informazione, e poi chiudo, l’avvocato Fasano è buon amico di Massimo D’Alema (futuro Presidente della Repubblica?) che si candidò proprio nel collegio di Gallipoli nel 2001 e che a Gallipoli trascorre abitualmente le vacanze. Per espressa ammissione di Fasano: “D’Alema è un caro amico con cui ho condiviso i giorni più belli”. D’Alema gli fu anche testimone di nozze.
“C’era una volta”, così iniziano le favole. “C’era una volta un gran bel pezzo di terreno verde che produceva magnifici raccolti.” E oggi non c’è più…
Per chi volesse approfondire il contenuto di questo articolo, pregevole il lavoro di collazione effettuato dal sito “L’altraSciacca”.
Della Collegno 2000 si è occupata anche la Casa della Legalità di Genova, con il mio amico Christian Abbondanza.