Il nuovo processo per la strage di via d’Amelio si aprirà il 22 marzo davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare David Salvucci che ha disposto il rinvio a giudizio per il boss mafioso palermitano Salvatore Madonia, e per Vittorio Tutino, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, come richiesto dalla Dda che ha individuato in un nuovo filone d’inchiesta ulteriori responsabili dell’attentato in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Un anno fa la nuova inchiesta aveva portato a quattro arresti. L’indagine bis, nata dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, era stata chiusa lo scorso novembre
Madonia e Tutino sono accusati di avere avuto un ruolo chiave nella preparazione e nella fase esecutiva dell’attentato. Gli ex collaboratori di giustizia Scarantino, Andriotta e Pulci devono invece rispondere di calunnia, perché nella fase iniziale delle indagini resero dichiarazioni non vere che portarono all’arresto e alla condanna di sette persone per le quali è adesso pendente la richiesta dell’apertura del processo di revisione. Giovedì, intanto, nell’aula bunker 2 di Milano, davanti al Gup di Caltanissetta Lirio Conti, in trasferta, è fissata l’udienza per i pentiti Gaspare Spatuzza, Fabio Tranchina e Salvatore Candura, che hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato. L’anno scorso nel ventennale del massacro del giudice e degli uomini che lo proteggevano c’erano state molte polemiche con il fratello del magistrato in polemica anche con il presidente della Repubblica.
Alla sbarra oltre a due boss del calibro di Madonia e Tutino, che avrebbero avuto un ruolo di primo piano nell’attentato, anche tre falsi pentiti accusati di calunnia: Vincenzo Scarantino e Francesco Andriotta, autori di un clamoroso depistaggio che ha portato alla condanna di sette innocenti, e Calogero Pulci. Una sorte processuale separata avrà, invece, il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza che con le sue dichiarazioni ha consentito ai magistrati di riscrivere la storia delle fasi preparatorie dell’attentato. Spatuzza ha chiesto l’abbreviato che è stato fissato al 15 febbraio. Una scelta analoga a quella di Salvatore Candura, un altro falso pentito della prima ora, come Scarantino e Andriotta, rivelatosi poi inattendibile.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, basata oltre che sugli spunti offerti da Spatuzza da numerosi riscontri investigativi, Paolo Borsellino venne ucciso perché era un ostacolo alla trattativa che pezzi di Cosa nostra avevano avviato con lo Stato. La strage venne anticipata. Riina aveva l’esigenza di fare subito l’attentato anche a costo di sacrificare molte vite umane. Numerose le parti civili costituite che saranno presenti al processo: oltre ai familiari delle vittime della strage, Gaetano Murana e Gaetano Scotto, due dei sette condannati ingiustamente per l’eccidio, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell’Interno e quello della Giustizia, la Regione siciliana, il Comune di Palermo e il centro studi Pio La Torre.
Nella sua requisitoria l’aggiunto Domenico Gozzo, che sostiene l’accusa insieme ai colleghi Stefano Luciani e Gabriele Paci, e al procuratore Sergio Lari, non aveva lesinato stoccate a Massimo Ciancimino, teste dalle alterne vicende giudiziarie arrestato dai pm di Palermo per calunnia: “E’ inattendibile ha gestito le sue dichiarazioni centellinandole e dividendole in circa cento interrogatori”. E mentre manca poco più di un mese all’apertura del nuovo processo resta ancora aperta l’inchiesta sui poliziotti Mario Bo, Vincenzo Ricciardi e Salvatore La Barbera che facevano parte del pool che coordinò l’inchiesta sulla strage. Sono indagati per avere indotto i “pentiti” a fare le false dichiarazioni sugli organizzatori e sugli esecutori dell’attentato.