“Crediamo in Bnl, crediamo nelle nostre attività italiane”. Ci ha tenuto a ribadirlo oggi a Parigi Philippe Villeroy de Galhau, vicedirettore generale di Bnp Paribas. Forse si è voluto auto-convincere, dato che proprio la controllata italiana, la Banca Nazionale del Lavoro, ha pesato sui conti dell’ultimo trimestre 2012 di Bnp Paribas, rallentandone la corsa. Da Monsieur Villeroy de Galhau, invece, nessun commento su un altro tema molto italiano e molto attuale, la vicenda del Monte dei Paschi di Siena. E sulle voci sempre più insistenti che danno nome e cognome al partner straniero che tanto farebbe comodo di questi tempi a Siena. Appunto, Bnp Paribas.
Ma ritorniamo a Bnl. Il colosso francese ha dovuto svalutare per 298 miloni di euro il goodwill della banca italiana, come dire l’avviamento, cioè la sua capacità a generare profitti sul medio-lungo periodo. Tale decisione è stata presa “a causa dell’aumento atteso delle esigenze in capitale proprio della Banca d’Italia – si legge in un comunicato di Bnp Paribas – e cioè il passaggio del common equity tier 1 locale dal 7 all’8%”. Si tratta, insomma, di nuovi requisiti, più stringenti, imposti da Bankitalia in previsione dell’applicazione dei paletti comunitari di Basilea III: obiettivo, rendere più solidi i patrimoni delle banche.
La svalutazione, effettuata nel periodo ottobre-dicembre 2012, è stata la principale ragione per cui l’utile netto del colosso di Parigi si è fermato a 514 milioni di euro invece dei 969 previsti in media dagli analisti alla vigilia della presentazione di questi dati finanziari. Ma, lo abbiamo visto, i vertici di Bnp Paribas “amano” l’Italia e “Bnl è stata molto disciplinata nella gestione dei costi”, ha aggiunto Villeroy de Galhau. E “ha pagato un contesto negativo“, visto che l’utile prima delle imposte di Bnl è calato del 41,9% a 68 milioni di euro nel quarto trimestre.
Tutto questo, comunque, non ha impedito, almeno per il 2012 nel suo insieme, a Bnp Paribas di portare a casa un utile netto in crescita dell’8,3%, a 6,55 miliardi: niente perdite, come altri colleghi europei e francesi, e neanche crolli dell’utile. Bnp Paribas veleggia spudoratamente in avanti, nonostante la crisi economica in Francia e in Europa. Se le voci di un suo impegno in quel di Siena si fanno sempre più insistenti, è anche perché Bnp Paribas è una delle rare grandi banche ad avere in Europa spalle così solide da potersi lanciare in un’impresa del genere. Che strano il destino: già nel 2005 si era tentata una fusione tra Mps e Bnl, allora non ancora sotto bandiera francese. Ma la Fondazione del Monte non volle. Adesso ci risiamo, ma con i francesi che hanno il coltello dalla parte del manico. E Mps, già ricca banca, indebolita. O meglio, allo stremo.