Il dibattito sul celibato dei preti riemerge ciclicamente. Il divieto dei sacerdoti di contrarre matrimonio non è infatti un sacro dogma, ma fu introdotto anche per salvaguardare i beni della Chiesa attorno alla metà del 1100. Benché il celibato sia stato raccomandato nei testi sacri, perché il sacerdote possa dedicarsi completamente al servizio divino. Tuttavia molti hanno chiesto l’abolizione del celibato, come i preti brasiliani. E, forse, si sarebbero evitati anche altri gravi problemi. Vi sono alcuni preti cattolici con moglie e figli. Uno di questi è Robert Ploss.
Sono trascorsi quasi dieci anni quando Robert Ploss fece il suo ingresso come sacerdote nella parrocchia di Marktredwitz, nell’Alta Baviera, ad appena uno sguardo dalla repubblica Ceca, nella diocesi di Regensburg, l’antica Ratisbona. Robert Ploss all’apparenza era un sacerdote cattolico come se ne incontrano tanti, ma, a differenza degli altri, era marito e padre di tre figli. A quel tempo c’era ancora Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger era alla guida della Congregazione della dottrina della fede.
Viso rubicondo, occhialini che s’intagliavano fra corti capelli rossicci e una barba con qualche accenno di cura, Ploss spiegava così la sua vicenda: “Sono stato un sacerdote evangelico-luterano per otto anni, fino al 2000”, abbozzava. Poi chiese udienza all’arcivescovo cattolico di Regensburg Gerhard Müller. Joseph Ratzinger conosceva molto bene Ratisbona, vi aveva insegnato all’università alla fine degli anni ’60. Fra il vescovo Müller e Ratzinger c’era un rapporto di amicizia e sono loro due che decidono di acconsentire che Ploss diventi un sacerdote cattolico. L’ultimo precedente risaliva a più di trent’anni prima, ma durante il Soglio Pontifico di Giovanni Paolo II nessuno, proprio nessuno, fu mai consacrato sacerdote portando l’anello nuziale al dito.
Il principio, tuttavia, rimaneva sempre in vigore: “Se un prete si sposa è automaticamente fuori dalla Chiesa, per me è stata firmata una speciale dispensa, un permesso concesso direttamente dal Papa”, chiariva Ploss. Infatti era stato proprio Joseph Ratzinger che si era fatto carico di seguire direttamente la vicenda di Ploss, con uno strappo alle “leggi”, e il Papa Giovanni Paolo II aveva acconsentito. La sua giornata era uguale a quella di tanti. La mattina a scuola ad insegnare religione in vari istituti, poi fra i malati dell’ospedale e quindi nella sua chiesa di St. Joseph per celebrare messa. Alla sera a casa, come tanti altri di padri di famiglia, come tanti altri lavoratori.
Ma la vicenda di Ploss rimase quasi unica. Chi sa se Ratzinger, a quel tempo, voleva dare un segnale di apertura nei confronti del matrimonio dei sacerdoti?