L’11 maggio 2012, intervistato durante la trasmissione “La Zanzara” (Radio24), il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso diede il meglio di sé:
“Giovanni Falcone omise di affidare alle procure antimafia le competenze sui sequestri e sulle confische dei beni mafiosi (cosa non molto complicata). Ne ho parlato con il ministro della Giustizia del governo Berlusconi, Angelino Alfano, il quale ha provveduto, emanando una legislazione che ha aiutato i magistrati a sottrarre i beni ai mafiosi. Non a caso, i sequestri sono notevolmente aumentati, pertanto al governo Berlusconi va un premio speciale per la lotta antimafia”.
Certo, come no, a quale governo andrebbe riconosciuto un premio antimafia se non a quello dei vari Berlusconi, Schifani, Dell’Utri e Cosentino, del “Mangano eroe perchè sta zitto” e dell’illegalità legalizzata ad personam e ad aziendam? E’ tutto da immaginare un Alfano intento a coprire i buchi normativi lasciati da quell’impiastro di Falcone, che – grazie alle sue omissioni – ha di fatto rallentato i sequestri e le confische dei beni mafiosi. Poi, fortunatamente, è arrivato quel nemico serrato di delinquenti – qual è Berlusconi -, il quale ha subito fatto aumentare le confische a perdita d’occhio. Suvvia, caro Falcone, non era poi così difficile!
Danilo Rota – blogger (danilorota.blogspot.it) e abbonato a “Il Fatto Quotidiano” dal 19 luglio 2009 (2 mesi prima dell’uscita in edicola e giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio)