Appresi della morte del Paolo Borsellino quando mi trovavo, per vacanza, in un piccolo paese della provincia agrigentina e, ricordo che stavo facendo una passeggiata con amici, ad un certo punto, udimmo una donna urlare qualcosa in dialetto. Solo due parole non sfuggirono alla nostra comprensione : Borsellino e Palermo. In meno di pochissimi minuti, in quella via non ci fu’ più nessuno. Mentre camminavamo, però, ci accorgemmo che anche il resto del paese si era svuotato. Neanche nei bar erano presenti avventori. I soliti vecchietti che usavano sedersi fuori le loro case o ai tavolini del bar per chiaccherare e giocare a carte erano spariti.
Rimasi impressionata dal silenzio che aveva fatto prigioniero quel paese, in cui c’era gente che aveva ribadito più volte che la mafia lì non aveva attecchito.
Quando tornai a casa, ovviamente alla televisione c’era un gran parlare di quella strage. E io, sommai il sentimento di angoscia che provai alla morte di Giovanni Falcone a quello che caratterizzò il mio stato d’animo in quei momento subito dopo la morte di Paolo Borsellino e cioè: sentimento di disarmante reazione verso ciò che era accaduto. Uno più dell’altro, quei due giudici avevano mostrato una capacità di analisi riguardo quell’organizzazione e avevano attuato uno studio meticoloso delle indagini. Coraggio, ma forse coraggio non era, non che non ne avessero, anzi il contrario. Solo che hanno fatto, ciò che ritenevano doveroso e giusto. Si sono comportati come dovrebbero fare TUTTI i magistrati, giudici e coloro che ricoprono cariche isituzionali e di potere: controllare,indagare, ostacolare, ripulire, riorganizzare tutte le attività statali e non, dove la mafia può trarre giovamento.
Hanno avuto un altissimo senso del dovere e di responsabilità e li hanno messi al servizio dello Stato. Sono cresciuta con solidi princìpi, sono e sarò sempre dalla parte della giustizia e della magistratura, anche se so’ benissimo che(sull’esperienza degli omicidi di Falcone e Borsellino) qualche “bacato” ha invaso e dilagato il suo marcio anche lì dentro. Però, anche fosse solo per quei pochi e sconosciuti magistrati onesti, la magistratura godrà sempre delle mie simpatie. Concludo dicendo che, sono rimasta affascinata da queste due figure immense di professionisti della giustizia e dotati di spirito di sacrificio, tanto che hanno lasciato ai margini la loro vita privata. “ai margini”, vuol dire che pur tenendo tantissimo ai loro cari, hanno destinato tanta parte della loro vita a una causa comune.
Marina Dellopreite