Vittoria a metà per la Procura. Ci sono anche 9 assolti tra cui i progettisti che costruirono su una frana la condotta che scoppiò, e i centralinisti che, secondo l'accusa, sottovalutarono le chiamate
Dopo sei anni da quella maledetta mattina la giustizia pronuncia le prime condanne per l’esplosione di San Benedetto del Querceto, sull’appennino bolognese. Nello scoppio morirono 5 persone. Il tribunale di Bologna ha infatti condannato per omicidio colposo plurimo e per disastro colposo 5 persone, fra cui 4 dipendenti di Hera, la società emiliano romagnola del gas. Fra loro c’e’ anche Fabrizio Mazzacurati, allora responsabile Unita’ organizzativa Area Reti di Hera.
Oltre a lui condannati alla stessa pena anche due sovrintendenti Hera per quella zona, Roberto Raggi e Dovilio Albertini. 4 anni anche per Marco Melossi, allora responsabile allora dell’area Gestione impianti di Seabo (la società da cui poi nacque Hera nel 2002). Melossi fece eseguire sulla condotta una saldatura in maniera sbagliata, proprio nel punto in cui la condotta perdeva e in cui si erano segnalati problemi sia nel 1999 che nel 2000. Condannato infine Ferdinando Santini, legale rappresentante della ditta che eseguì i lavori sulla condotta.
Assolti invece tutti gli altri imputati tra cui i centralinisti di Hera, accusati di aver sottovalutato le chiamate dei cittadini e di non avere ben diretto il pronto intervento. Assolti anche coloro che si occuparono del progetto e della costruzione i della condotta del gas costruita tra il 1989 e il 1992, che secondo l’accusa non tennero conto della franosità di quella frazione montana.
Era la mattina del 23 dicembre 2006: una perdita di gas dovuta alla rottura per il movimento franoso del terreno, fece saltare in aria una palazzina nella frazione dei Monterenzio. Morirono il vigile del fuoco Simone Messina, Enzo Menetti, Teresa Minarini, Margherita Mazza, Augustin Ciceu. Secondo le indagini condotte dai pubblici ministeri Antonella Scandellari e Luigi Persico (nel frattempo non più in servizio), ci furono almeno tre sottovalutazioni (ma solo due sono state punite dal giudice).
Frane e progetto. Secondo l’accusa venne infatti sottovalutata durante la progettazione la geologia della zona, che è molto franosa. Questo nonostante il geologo che fece la consulenza per il progetto di metanizzazione, evidenziasse il problema già nel 1989. Secondo il consulente impiantistico della Procura, Massimo Bardazza, ”la tragedia era del tutto prevenibile e prevedibile”, solo installando delle nuove apparecchiature che rilevassero il movimento franoso del terreno dove passavano i tubi. A San Benedetto, secondo l’accusa, non ci si rese conto dello “stato pericolosissimo in cui versava la condotta”, non si tennero monitorati i movimenti del terreno o lo si fece “in maniera pressoche’ casuale”, ne’ si fece nulla per “accertare lo stato delle saldature”.
I due precedenti del 1999 e del 2000. La seconda sottovalutazione, dopo la prima legata alla fase della progettazione, è stata quella dei guasti del 1999 e del 2000. Proprio nel punto in cui le condutture esplosero nel 2006 anni prima ci furono infatti problemi simili. Ma le riparazioni, ed e’ ciò che ha portato alle condanne, non furono fatte in maniera appropriata. Anzi, una saldatura sovrapposta a un’altra precedente proprio nel punto della perdita del gas, avrebbe favorito la rottura nel 2006.
I centralinisti e l’organizzazione. Infine – sempre secondo l’accusa – da parte del centralinisti di Hera, furono sottovalutate quella mattina del 23 dicembre, le chiamate per segnalare la fuga di gas dalla condotta, che non furono giudicate nella loro vera entità. Le prime telefonate di allarme da parte dei cittadini arrivarono alle 7:45 di mattino. Ma i vigili del fuoco furono avvisati solo alle 9:25 mentre venne allertata la squadra di Pronto intervento Hera sbagliata, quella senza competenze sulla condotta a media pressione e priva di planimetrie. Una squadra che giunta sul posto non pote’ far nulla. La squadra giusta fu avvisata solo alle 9.45 e arrivò alle 10:45 quando l’esplosione, in cui morì anche un pompiere, era già avvenuta. Per la cattiva organizzazione a pagare e’ stato solo Mazzacurati.
Saranno risarcite dai condannati anche alcune famiglie (10 mila euro ciascuno) e la Provincia di Bologna (50 mila euro). Per le altre parti civili e per le famiglie delle vittime Hera aveva già provveduto ai risarcimenti.