L'Authority ha deciso che all'esibizione del comico a Sanremo non è applicabile il Regolamento elettorale della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Il consiglio ha invece invitato alcuni broadcaster, tra cui Rainews, Rai3, La7 e Sky a riequilibrare i tempi concessi a Lega Nord e Udc
Le regole della par condicio? Non valgono per la satira proposta da Maurizio Crozza nella sua esibizione martedì sera al Festival di Sanremo. A deliberarlo a maggioranza è stato il consiglio dell’Agcom che al termine di una approfondita discussione ha deciso che allo sketch proposto dal comico non è applicabile l’articolo 2, comma 1 lettera d) del Regolamento elettorale della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. L’Autorità presieduta da Angelo Cardani ha affrontato l’argomento considerando in particolare quella parte della norma che fa riferimento al divieto di trattare, in trasmissioni non ricondotte sotto la responsabilità di una specifica testata, temi di evidente rilevanza politica ed elettorale. A pensarla in modo contrario a quanto deciso sono stati i soli commissari Antonio Martusciello e Antonio Preto, secondo i quali nel suo monologo Crozza si è invece chiaramente riferito a temi di rilevanza politica ed elettorale e a vicende e a fatti personali di esponenti politici in violazione di quella norma presa in esame.
Richiami per violazione della par condicio sono arrivati invece dall’Agcom a diversi broadcaster. L’Autorità ha deliberato un richiamo a Rai3 (per il Tg3), Rainews, Telecom Italia Media (per il Tg La7), Rti (per Tgcom 24) e Sky (per il canale Cielo) perché provvedano a riequilibrare, entro questa settimana, il tempo di parola a favore della Lega Nord-Padania. Inoltre, richiamo ancora a Rai3 (per il Tg3) e a Rainews e un ordine a Telecom Italia Media (per il Tg La7) a riequilibrare, entro la settimana in corso, il tempo di parola a favore dell‘Udc. Poi a maggioranza è stato disposto un ordine all’emittente Telemolise di trasmettere un messaggio con l’indicazione della violazione commessa, per aver fornito indicazioni e preferenze di voto al di fuori degli spazi consentiti. Infine, un ordine alla Regione Umbria di trasmettere un messaggio con l’indicazione delle violazioni commesse, per aver pubblicato notizie e informazioni non consentite sul proprio sito istituzionale.