Falcone e Borsellino saltati in aria? Ricordo perfettamente quale fu il tonfo che provocò in me: la fine della Speranza. Non di “una” speranza ma della SPERANZA, quella che investe un individuo di sé che ne motiva una intera esistenza.
Sarà perché son donna ma lo sentii anche come lo stupro umiliante della sopraffazione suprema del potere sul più debole coartandolo alla propria logica di violenza e ferocia, la stessa che rende gli uomini tanto simili a bestie. Poco distinguevo che a colpire fosse stata la mafia avendo già vissuto sulla mia pelle come sia indistinguibile la ferocia della mafia da quella di uno Stato insensibile alle istanze di un popolo che vorrebbe vivere recuperando “solo” la propria dignità, espropriata ogni giorno da un potere cieco che come unico fine ha la perpetuazione del proprio privilegio e della propria impunità e che solo apparentemente si ammanta di altre pelli.
Ogni volta che riascolto quella risposta severa di Falcone a chi gli domandava se non fosse mai tentato dal chiedersi chi me lo fa fare, quel “No mai”, sento un brivido correre sulla schiena tanta è la distanza sovrumana tra i nostri mediocri compromessi quotidiani e quell’indisponibilità assoluta e categorica all’aggiustamento, al ripiego di comodo, al’inciucio!
E allora si, la commozione rabbiosa mi agguanta e mi schianta, solo a misurare questa “assenza”, la perdita di chi già solo ascoltandone le convinzioni profonde poteva farti apprezzare la bellezza della vita (perché Falcone ne conosceva i valore e la sapienza) con le macerie di oggi di una classe dirigente che ha insozzato di sé ogni filo d’erba, ogni tramonto, ogni diritto di ciascuno a viverla, la Vita, senza doversene troppo vergognare.
E quando penso alla reazione di Borsellino alla morte dell’amico fraterno, una via Crucis iraconda per urlare, finalmente, tante verità sul quanto poté essere perseguitato in vita Falcone da quegli stessi che magari lo piansero al suo funerale abbasso la testa aspettando che un ricordo tanto amaro riesca a stemperarsi in qualche bagliore di luce. Un prigione michelangiolesco chiuso nella propria consapevole impotenza rabbiosa che infatti non gli impedirà di fare la stessa fine dell’amico, nell’assoluta indifferenza di quello Stato che, forse, ebbe la possibilità di sapere, estremo, ignobile insulto, era lo stesso che gli stava costruendo intorno il patibolo.
Nella vita di ciascuno ci sono momenti, fatti, tragedie, che ne segneranno comunque in qualche modo il percorso. Ebbene per me la tragica fine di Falcone e Borsellino ha segnato un passaggio. La consapevolezza, sì, che questo è anche un paese dove nascono ogni tanto degli eroi, ma anche quello dove il sacrificio di questi, tra le fanfare delle commemorazioni, le coccarde delle onorificenze e le lacrime di coccodrillo di chi resta, diventano la foglia di fico sotto cui nascondere tutte le proprie vergogne!
Bruna Gazzelloni