Enzo Raisi, candidato alla Camera per Fini, presenta un manifesto programmatico con l'obiettivo di semplificare le pratiche burocratiche e spianare la strada a chi desidera avere in casa pistole e fucili per sport o difesa personale: "Altrimenti impediamo ad eccellenze industriali come Beretta di crescere"
Meno burocrazia per chi vuole avere una pistola o un fucile. Mentre negli Stati Uniti si discute un piano per limitare la diffusione di modelli d’assalto e caricatori ad alta capacità di munizioni, in Italia, Futuro e libertà sceglie la strada opposta, e lancia una serie di proposte che strizza l’occhio ai cacciatori e ai colossi nostrani della produzione di armi da fuoco. Guidati dal bolognese Enzo Raisi, in corsa per un posto alla Camera nelle file dei finiani, alcuni candidati in Emilia Romagna hanno firmato un manifesto programmatico, che punta a semplificare le pratiche necessarie ad avere la licenza, e a combattere i “pregiudizi che investono le aziende che fabbricano armi”.
Tra i punti sottoscritti, quello che prevede la promozione del “diritto alla legittima difesa, a protezione della vita, e della libertà di autodeterminazione”, e quello che tutela “l’esercizio responsabile e sostenibile delle attività venatorie” e di tutte le discipline sportive con l’uso delle armi. Ma non manca l’impegno a favore delle aziende italiane, leader del settore: “Devono essere messe in condizione di poter proporre un prodotto competitivo a livello internazionale e nazionale a un prezzo sostenibile per il cliente finale”.
Insomma, a dieci giorni dalle elezioni, Fli promette di portare in Parlamento le istanze dei cacciatori, e di rendere la vita più facile ai possessori di armi e ai produttori, mettendo nero su bianco una serie di impegni. L’obiettivo è spianare la strada a chi desidera avere in casa, per sport o per difesa personale, un fucile o una pistola, semplificando tutti quei passaggi legali obbligatori per avere la licenza. E insieme spalancare il mercato ai giganti italiani delle armi, come la bresciana Beretta, gruppo che nell’ultimo anno ha chiuso con 481 milioni di euro di fatturato.
“Il nostro – ha spiegato Roberto Flaiani, anche lui candidato alla Camera nel partito di Fini – è un impegno formale nel prendere in considerazione il diritto a portare armi legalmente e responsabilmente” Secondo Flaiani, “un normale cittadino è vessato da burocrazia e da sensi di colpa”. Pregiudizi, continua, che “colpiscono anche le aziende produttrici, con regole e regoline che impediscono a queste nostre eccellenze di crescere nei mercati internazionali”.
Proposta, quella lanciata dai finani, che incontra per prima la bocciatura del Movimento 5 stelle dell’Emilia Romagna. “La cronaca di tutti i giorni – replica in una nota il consigliere regionale Andrea Defranceschi – ci insegna che il possesso privato di armi, che la proposta Fli vuole favorire, non aumenta affatto la sicurezza ma, all’opposto, incrementa la conflittualità e la violenza, causando ancora più morti”.
Ma non è la prima volta che Raisi si spende in prima persona per incoraggiare il possesso e la vendita delle armi. Nel 2001, arriva a proporre alla Camera un emendamento, per concedere a tutti i deputati e i senatori la possibilità di tenere un fucile o una pistola nella valigetta senza l’obbligo della licenza, in quanto “a causa dell’attività svolta, il parlamentare è classificabile come persona esposta a rischio”. Appena due anni dopo, l’allora parlamentare di Alleanza nazionale torna alla carica, con un’interrogazione al ministero dell’Interno, per chiedere la concessione del porto d’armi anche alle guardie giurate, impegnate nei parchi naturali.