“Nella Fiom certe cose non sono ammesse”. E’ toccato a Maurizio Landini, leader dei metalmeccanici della Cgil, richiamare all’ordine i delegati che hanno contestato l’intervento del candidato del Pd Massimo Mucchetti, relatore con Antonio Ingroia e Nichi Vendola di un incontro sul lavoro a Milano. “Berlusconi è morto, il problema è Monti”, gridano dalle prime file, interrompendo l’ex giornalista, che esortava a non sottovalutare il Cavaliere. Ma il richiamo antiberlusconiano non ha più la presa di un tempo, non dopo le riforme dei tecnici. La platea punta il dito contro la riforma del lavoro, nomina l’articolo 18. “Ormai è una questione irrilevante”, sostiene Mucchetti, “i licenziamenti ci sono perché le aziende non hanno lavoro e chiudono”. Arrivano i fischi e qualcuno lascia la sala. Landini interviene: “Dobbiamo rispettare chi abbiamo invitato a parlare”. “Si è trattato di pochi sostenitori del partito di Ingroia”, spiega Mucchetti al termine. Malumori per un Pd troppo scoperto a sinistra? “Non credo”, risponde Mucchetti, “piuttosto decidano se è più importante far perdere il Pd o Berlusconi”. Accoglienza migliore riceve l’alleato Nichi Vendola, che tra Monti e la Fiom dice di non avere dubbi: “Sto con la Fiom”. Impegnato altrove, il segretario del Pd Pierluigi Bersani torna sul tema delle allenaze: “Sull’alleanza con i centristi di Monti decido io. Ho vinto le primarie e dirigo io il traffico”. Vendola minimizza: “Non mi interessano i compagni di viaggio”, rilancia, “ma la direzione del viaggio. E la carta d’intenti sottoscritta col Pd è la garanzia”. “Valuteremo la coerenza a cose fatte”, avverte Landini, che dal palco ribadisce il messaggio al Pd: “Nel prossimo governo spero di non rivedere Monti”. Possibile stare con la Fiom e allearsi con il professore? “Non è un mio problema”, scansa Landini, che rilancia: “Stare con noi, se si va al governo, vuol dire fare leggi che vanno nella direzione delle iniziative intraprese da noi” di Franz Baraggino