Caro Pierluigi, ti chiamo per nome come un tempo si usava all’interno di un partito che non esiste più ma la cui storia costituisce tanta parte importante di questo Paese. La storia anche della mia famiglia. ‘In alto a sinistra’ è stato sempre il nostro motto. Finché tutto è cambiato e ci avete lasciati orfani di un sogno, di un progetto e, soprattutto, di un’identità.
Caro Pierluigi, spero che i tuoi collaboratori ti sottopongano questa mia lettera. Devi leggere ciò che ti arriva dai cittadini e non solo dagli elettori. Barack Obama – il mio presidente qui in America – legge ogni sera molte lettere che gli arrivano e che gli raccontano un paese con cui rischierebbe, altrimenti di perdere il contatto.
Ho qui sul mio tavolo, due schede. Devo votare. Ho sempre votato nella mia vita. Con emozione e senso di responsabilità civile. Sempre. Anche quando non ho avuto che il meno peggio a cui dare la mia fiducia. Sapessi, caro Pierluigi, quanto avrei voluto invece votare per Obama, votare per una volta per chi rappresentava per me, cittadina americana solo per un pezzetto, il meglio.
Non ho mai, e sottolineo mai, votato per Silvio Berlusconi. Non lo farò – ovviamente – nemmeno questa volta. Né voterò per Grillo che per me rappresenta il lato oscuro di queste elezioni: il populismo e l’assenza totale di rispetto istituzionale da quattro soldi. Diffiderò sempre da chi non sente la necessita’ di dover considerare l’antifascismo una propria “questione” o da chi si sottrarrà al confronto democratico e insulterà chiunque si occupi di comunicazione.
Caro Pierluigi, io sono uno di quelli che chiamano ‘i cervelli in fuga’. Il mio paese mi ha tolto tutto e sono andata lontano per ritrovare la mia dignità. Come tanti. Come troppi. Se avrò fortuna, non tornerò più. Ma in Italia ci sono i miei nipoti. E vorrei per loro un paese migliore. Per loro e per tutti i ragazzi della loro età che avrebbero diritto a crescere in un paese ‘perbene’.
Nessuno di voi, caro Pierluigi, parla di meritocrazia. E per favore, non dirmi che la meritocrazia è nemica dei deboli. Chiariamoci, la meritocrazia è quel principio che permette a coloro che hanno ‘meriti’ di raggiungere dei traguardi. Meriti! Non conoscenze o denaro o potere. Meriti. Se fossi nata negli Stati Uniti, avrei potuto studiare nelle migliori università con borse di studio e vedere realizzate le mie aspirazioni. Mia madre e mio padre non hanno mai fatto una vacanza per realizzare il mio sogno di frequentare l’Università e ora mi vedono una volta all’anno.
La corruzione e l’assenza di meritocrazia, l’arretratezza nel campo dei diritti civili, per le donne, per i gay, per gli immigrati, per i deboli rendono l’Italia un paese invivibile e asfittico.
Caro Pierluigi, io ‘devo’ votare te perché ‘devo’ compiere il mio atto di responsabilità civile. E vorrei in quel gesto avere ottimismo ed entusiasmo. Quello che, quando mi sono trasferita qui, a pezzi, mi ha salvato. Sono rinata grazie ad Obama, alla speranza, alla capacità di credere in me stessa, alla certezza delle regole, alla bellezza dei sogni. Sono rinata riprendendomi tutto ciò che il mio paese mi aveva tolto.
Io oggi, caro Pierluigi, ti do il mio voto per senso di responsabilità’. Noi che siamo via, quasi sicuramente, non torneremo mai più. Ma hai un popolo che aspetta disperatamente di poter credere ancora nel diritto alla felicità. Quello che in decenni di storia, li’ a Roma, avete cancellato. Il diritto alla felicità. Ricordalo, caro Pieluigi. La felicità è un diritto. Non un peccato.