Ogni volta che riporta una notizia sul TAV Torino – Lione, La Stampa.it la correda sempre e costantemente con una informazione sul tracciato. Cioè, ti dà la notizia, e poi, subito sotto, ti offre un link di informazione sul tracciato. Prima era il tracciato in Val Susa, statico, adesso – dai, esageriamo!– addirittura una piccola presentazione in power point, che dà prima un quadro globale dell’AV in Europa, e poi si sofferma sul progetto della Torino-Lione, con focus sulla valle.
Mi fa tenerezza La Stampa, davvero, credetemi, mi fa tenerezza. Anche quando c’è una notizia che purtroppo deve riportare magari non tanto bella relativa all’opera inutile, ci appiccica subito questi grafici, quasi a tranquillizzare il lettore. “Non ti agitare, sembra dirgli, si farà, si farà”. Sembra che il TAV sia una cosa sua, che non le possano fare lo sgarbo di non realizzare la linea. Ci tiene troppo.
Un modo sui generis di fare giornalismo, diciamo pure…massì, un po’ partigiano. Del resto, quando ci fu l’occupazione della Libera Repubblica della Maddalena, il loro giornalista Massimo Numa, convinto assertore della bontà della linea, era lì, lo vedevamo, tra i poliziotti in assetto da guerriglia. Così vedeva da un punto di vista privilegiato la presa con la forza.
Peccato che talvolta La Stampa esageri un po’, e così capiti come adesso che il buon Numa e Calabresi, direttore del quotidiano, siano rinviati a giudizio per diffamazione aggravata. Numa, in un suo articolo del settembre 2011, aveva fatto il nome di un attivista ‘No tav’ che si sarebbe reso protagonista dell’assalto alle reti del cantiere di Chiomonte. Peccato però che in quel momento il valsusino si trovasse in vacanza con la sua famiglia dall’altra parte del mondo, esattamente in Thailandia. E una volta letto l’articolo, non l’abbia presa bene ed abbia sporto querela. La Procura di Torino ovviamente ha chiesto l’assoluzione dei giornalisti. All’udienza del 25 gennaio scorso il GIP ha rinviato a giudizio.
La Stampa la notizia non l’ha data…