Falcone e Borsellino Racconti dei Lettori

Non ammetto perdono, la coscienza non dimentica

Ecco perché sapeva… leggendo le sue parole me ne sono fatta una ragione. Falcone conosceva bene il sistema mafioso, ne interpretava i codici ne analizzava le sfumature. Ad un certo punto, nel suo libro, dice: “La mafia è razionale,vuole ridurre al minimo gli omicidi, ed individua le tre fasi tipiche del messaggio mafioso”.

Il primo livello è la minaccia, il secondo livello è la delegittimazione, il terzo e definitivo è l’attentato.

Analizzando quel che racconta di sé, possiamo affermare con certezza che descrive di aver subito tutte e tre le cose.

Spesso è minacciato con frasi del tipo “lei lavora troppo, fa male alla salute, dovrebbe riposare” oppure “lei fa un mestiere pericoloso;  io, al suo posto, la scorta me la porterei pure al gabinetto”;  sembrano tutte parole innocenti, quasi benevole.

In realtà, lui stesso spiega come i linguaggi utilizzati siano sempre in codice e il tono sia ironico; qui l’intenzione appare chiara: ”fermati se non vuoi fare una brutta fine”.

Poi arriva la delegittimazione, anche attraverso una certa stampa;essa tocca il culmine con la figura del Corvo; attraverso le sue lettere anonime, Falcone viene accusato di aver permesso il rientro in Sicilia di un pentito, con la collaborazione di alcuni colleghi, per affidargli la missione di sterminare i Corleonesi.

Come a voler dire che il magistrato è entrato talmente dentro il sistema mafioso da utilizzare gli stessi strumenti per fini personali… paradossale, anzi inquietante.

Al terzo livello, colloca il fallito attentato del 1989 nella villa dell’Addaura.

Qui forse, ha tirato un sospiro di sollievo…ma dura poco;

lui stesso parla del terzo livello affermando con certezza: “Alla fine la mafia ricorre all’attentato. Il passaggio all’azione è generalmente coronato da successo,dato che Cosa Nostra sa fare bene il suo mestiere”.

Ecco perché sapeva, magari ha sperato, ma sapeva.

Lo immagino così, a domandarsi se quel fallimento all’Addaura può significare una debolezza, un’incapacità del sistema mafioso di eliminare proprio lui, ritenuto un ostacolo troppo grande ma anche forte, resistente.

Poi però, la grande campagna di delegittimazione avvenuta nei suoi confronti, non può non avergli fatto capire che stava per essere abbandonato, isolato, quindi indebolito anche agli occhi di Cosa Nostra.

 

Quando lo Stato non c’è

piangono le strade.

Scorre quel sangue innocente,

nel silenzio

complice.

E dura molto

quest’agonia!

Dura quanto

la nostra stessa vita.

Non ammette perdono

la coscienza,

non dimentica.

Enza Galluccio