"Con Maroni è testa a testa", dice il candidato del Patto civico. E poi attacca il centrodestra su scandali e credibilità, parola d'ordine: "Via a politica dalla sanità lombarda", anche a costo di affidare la selezione delle figure-chiave fuori regione
“Testa a testa col centrodestra. Ma quello che si legge sui giornali dà il voltastomaco”. Umberto Ambrosoli mette da parte la consueta temperanza e attacca a testa bassa i rivali dove sono più vulnerabili, legalità e credibilità. Il candidato del centrosinistra sta andando a Saronno, tra le roccaforti del leghismo scosse negli ultimi giorni dall’eco della vicenda Finmeccanica. Incredulo, legge di come il capogruppo della Lega al Pirellone, Stefano Galli, fosse riuscito a piazzare una consulenza da 196mila euro al genero, con la terza elementare, in qualità di “valutatore legislativo”. “E’ questa la continuità che propone il centrodestra”, attacca Ambrosoli.
“Anche se pubblicamente si riempiono la bocca di promesse sul merito, sulla trasparenza e sul buon governo stanno difendendo un blocco di potere che non ha alcuna intenzione di mollare la presa, a partire dalla sanità che è stato il bancomat del malaffare”. Non sarà facile togliere le mani della politica da Asl e ospedali, al punto che Ambrosoli vede una sola strada: una selezione fuori regione delle figure-chiave. Si vedrà, ma intanto mancano dieci giorni all’election-day e nei prossimi sette si gioca il tutto per tutto. Scatta la caccia all’ultimo indeciso: “Nessuna promessa choc. Chiedo a chiunque abbia a cuore il cambiamento di non rintanarsi in casa ma prendere parte alla mobilitazione per dare certezza della vittoria”.
Certezza di vittoria. Ha qualche sondaggio per le mani?
Le analisi che abbiamo indicano un testa a testa, si decide davvero all’ultimo voto. Lo sanno anche i miei avversari che infatti si affanno a fare promesse irrealizzabili per portare a casa anche un vantaggio risicato. Io non faccio a annunci choc ma chiedo ai lombardi di non perdere l’occasione storica di cambiare strada.
C’è chi lamenta piazze semi deserte ai suoi comizi…
Magari gli inviati di Libero, ma forse hanno sbagliato indirizzo. A Brescia abbiamo riempito piazza Duomo, a Mantova piazza Sordello era stracolma e a Pavia i carabinieri hanno fermato l’ingresso a teatro perché anche nel locale più grande non c’era posto per ospitare tutti. Invito tutti a guardare le foto del nostro tour su internet per vedere quanta gente si è mobilitata intorno alla nostra proposta. In tempi di antipolitica è un bel segnale.
Pensa che gli scandali in Regione saranno determinanti nelle urne?
Hanno minato la credibilità delle istituzioni e hanno avuto effetti diretti sui lombardi, penso che gli elettori avranno lo stesso voltastomaco che ho io a leggere i giornali in questi giorni. Ma quello che voglio sottolineare è che i denari immessi nel sistema per questioni fraudolente sono risorse sottratte ai cittadini e alle loro prestazioni. Sento Formigoni che tenta di sdrammatizzare e mi chiedo cosa ne penserebbero i suoi elettori se sapessero che il giro di tangenti ipotizzato dalle indagini sulla sanità vale 8 milioni di euro, l’equivalente di 121mila ticket sanitari. C’è poco da ridere.
Andiamo al sodo, come realizza il suo slogan “fuori la politica dalla sanità”?
Penso a un sistema totalmente nuovo che investa il cuore del problema, il modo in cui il centro-destra ha totalmente lottizzato la sanità piegandola alle logiche d’appartenenza. La nomina politica dei direttori generali di Asl e ospedali. E’ ora di cambiare le regole.
Con Ambrosoli chi li nominerà?
Proporrò che sia una commissione di esperti estranei al sistema regionale lombardo a selezionare sulla base delle sole competenze il doppio dei candidati di ogni tornata di nomine. Gli organi politici potranno solo scegliere tra due nomi, così finalmente si libera la sanità dalle mani della politica per affidarla al merito e allo stesso tempo si riportano le responsabilità dell’operato in capo ai singoli direttori.
La vicenda Finmeccanica lambisce i vertici della Lega e investe il Varesotto: avrà ripercussioni sull’azienda?
L’eredità del centro-destra rischia di penalizzare realtà industriali di prim’ordine, compresa Finmeccanica. Vedo però la propensione a buttarla in politica, additando toghe rosse e complotti. Questo non aiuta certo le imprese e il sistema industriale.
Alcuni candidati del centro sinistra che la sostengono girano con avvisi di garanzia in tasca. Non era meglio evitare?
Ci siamo trovati a dover difendere non solo le persone al centro delle indagini ma anche la credibilità delle istituzioni. Due piani che non si possono confondere e per questo abbiamo deciso di offrire le massime garanzie possibili, ottenendo quello che in Italia non era mai stato fatto, cioè la garanzia dei candidati a dimettersi in caso di rinvio a giudizio.
Dopo gli endorsment dei montiani per lei, tocca ai cattolici di “Tempi” per Maroni. E’ sorpreso?
Molto. Il direttore del settimanale Luigi Amicone cerca rassicurazioni di continuità sui temi più cari come la famiglia e la scuola nella Lega di Maroni, ma credo sbagli indirizzo. Non solo per i matrimoni celtici che sono colore, ma perché proprio il Carroccio si è fatto promotore di battaglie che dividono ed emarginano. Ricordate la scuola di Adro che voleva escludere dall’istruzione i bimbi per motivi economici?
La accusano di voler smantellare la scuola privata…
Niente affatto. Ritengo che oggi dobbiamo tornare a parlare di famiglia e scuola in modo non ideologico ma realistico. La nostra linea è di garantire la possibilità di scelta tra istruzione pubblica e privata a chi oggi non può farlo. Per Lega e Pdl è un diritto intoccabile, ma riservato a chi ha un reddito alto. Sono due visioni alternative tra loro.
Quale priorità per la sua giunta?
Il lavoro, la Lombardia deve ripartire di qui. Mentre ci raccontano che il 75% delle tasse dovrebbe restare qui il lavoro se ne andava: tra il 2007-2011 la disoccupazione ha registrato un più 3,3 per cento, Pil pro capite meno 4,7 per cento. Il mio programma punta a rilanciare l’intervento pubblico, con una politica regionale mirata su occupazione e impresa che faccia aumentare il tasso di occupazione dal 65 al 70 per cento, significa 300mila posti di lavoro in più.
E chi il lavoro non lo trova?
I morsi della crisi si sentono anche qui e per rispondere bisogna orientare il welfare diversamente. La Regione può fare la sua parte, introducendo ad esempio un “reddito di autonomia” per dare una garanzia di sostentamento a chi ne è privo e aiutarlo a rientrare nel mondo del lavoro, una somma tra i 400 e i 450 euro.
Ma i soldi dove li troverà?
Per lavoro e imprese le risorse ci sono, nascono spontanee dal tessuto economico ma si possono anche reperire con un fondo regionale per lo sviluppo capace di attirare la Banca Europea degli investimenti, Cassa Depositi e Prestiti, Regione Lombardia, altre realtà istituzionali, per sostenere il credito e le imprese. Sul versante infrastrutture, la chiave è la regionalizzazione del patto di stabilità con la restituzione di 800 milioni ai comuni per opere e servizi.
Chi sceglierà i suoi assessori, lei o i partiti che la supportano?
Sono sostenuto da partiti e da una componente civica. Quando mi fanno questa domanda pensano di portarmi a indicare un scelta come fossero campi contrapposti. Dico che sceglierò gli assessori in base alle competenze, senza escluderli per la loro provenienza da uno o l’altro dei due mondi che con me si sono incontrati. Ma di nomi non ne faccio perché sarebbero subito esposti a critiche. In questo momento la garanzia sono io.