Luzzato Fegiz, Corriere Della Sera

Al di là della personaggistica incontrata in giro, di livello come dicevo nel penultimo post, forse ciò che mi ha più sorpreso è stata la sala stampa del ‘Palafiori’, composta da radio indipendenti, testate web e tv.  Un clima tutt’altro che compassato, o comunque diversissimo da quella del ‘Roof’ (sala riservata alla sola carta stampata). Gli accreditati sono una miriade di giornalisti, sia appartenenti all’ordine che no (come me), che vengono da radio più o meno piccole, testate web, televisioni spesso in versione solo web.

E’ così che accanto mi ritrovo il sosia ufficiale di Pavarotti, inviato speciale di Ucepe Tv, da Como. Tale Gigi Nardini, una specie di icona popolare. Sicchè cominciamo, data la medesima regione di provenienza, a parlarci in friulano, e si spinge a chiedere, a me che sono un chiodo, se al mio paesino ci sia ancora il negozio di taglie forti.

Nel frattempo ‘Mamme a Sanremo‘, un gruppo di madri/blogger che, ricordo, lasciano i figli ai padri per una settimana e arrivano qui in Liguria per seguire il Festival, girano per la sala distribuendo simpatici adesivi della loro associazione. E’ sabato, ultimo giorno, e non ancora avuto l’onore di riceverne uno. 

La cosa più divertente, oltre ai nomi di certe emittenti, sono le domande che vengono poste ai malcapitati artisti che mettono qui piede. Tolti gli Elio e le storie tese, unici a non presentarsi alla mattanza, al gioco della domanda-banalità si sono sottoposti un po’ tutti.

Mamme a Sanremo

Dal “Sei soddisfatto dei pezzi che hai presentato?” (sicuramente ti risponderà di no, ovvietà), al “Quanto è stato per te importante De Andrè?” (domanda inflazionatissima, massimo orizzonte di riferimento musicale qui dentro). Parimenti però pure diversi musicisti rispondono col pilota automatico. Sembra di assistere alle conferenza stampa di calciatori e allenatori, dove i giornalisti fanno sempre la solita domanda e loro danno sempre la solita risposta. E’ un circolo vizioso della mediocrità senza fine.

Accade quindi che quando si chiede quali siano gli artisti preferiti, ti senti dire: Dalla (giusto perché è morto da poco, prima in pochi lo citavano), De Andrè, De Gregori. La sacra trimurti. Il povero Battiato, a mio parere il migliore in Italia, citato nemmeno di striscio. Bene così. C’è poi, come non sottolinearlo, il fenomeno del leccaculismo che affligge molti qui dentro. A volte anche inconsapevole eh, non fraintendete. Però mai ho sentito, nelle prefazioni alle domande agli artisti, una volta un “Non sono riuscito ad apprezzare il tuo pezzo”. Il massimo del rischio era dire “Bello il pezzo che è stato scelto per la finale, ma io preferivo l’altro”. Da radio indipendenti mi aspetterei uno sbilanciarsi, invece no.

Spesso più esagitati nel correre, urlare all’arrivo di un vip per scattargli la foto, riempire la sala stampa di odiosi battimani durante i pezzi più ritmati. Il peggiore però, lo ammetto, sono stato io, purtroppo. Alla conferenza stampa degli Almamegretta, chiedo che influenza abbia avuto per loro il trip-hop e tutta la scena di Bristol (Massive Attack, Tricky..) e di citarmi tre musicisti che consigliano.

Gigi Nardini, sosia di Pavarotti e produttore di miele

Mi rispondono: Burial, Major Laze, Diplo. Nello stesso istante in cui mi sono sentito quasi eccitato, vivo e vitale, ho realizzato che altro non sono che un inutile indie. Poi oggi, in sala stampa, una giornalista riceve una chiamata con la suoneria di “Mr. Saxobeat”. In un istante, mi sono sentito un po’ meno “sporco”.

Edit: nello stesso istante in cui stavo scrivendo di ‘Mamme a SanRemo’ si sono avvicinate a me, lasciandomi un bigliettino e raccontandomi simpatici aneddoti su Elio e il principe Filiberto, che vorrebbe presentarsi il prossimo anno assieme a Snopp Dogg. Prenoto l’accredito.  

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