Non bisogna “strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo e ai beni materiali”. E il potere è il “falso bene” che il “tentatore” indica all’uomo. Lo afferma papa Benedetto XVI nel penultimo Angelus prima delle annunciate dimissioni del 28 febbraio. Ad ascoltarlo, in piazza San Pietro, c’erano “oltre 50mila persone“, secondo il portavoce del Vaticano padre Lombardi.
“Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?”, si è chiesto Ratzinger nel suo intervento dedicato al tema delle tentazioni di Cristo. “Gli evangelisti Matteo e Luca – ha proseguito – presentano tre tentazioni di Gesù, diversificandosi in parte solo per l’ordine. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore – ha spiegato ancora il Papa – è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari”.
“In questo modo – ha osservato Ratzinger – Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio”.
Alla fine dell’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto particolare alle migliaia di fedeli che riempivano piazza San Pietro. “Un caloroso saluto infine – ha affermato il Pontefice – ai pellegrini di lingua italiana. Grazie di essere venuti così numerosi. Anche questo è un segno dell’affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni”.