”Mancano pochissimi giorni al voto, davvero volete sottrarre ai cittadini italiani il diritto di formarsi un’idea sulla base di un confronto diretto tra i candidati? Onorevole Berlusconi, Onorevole Bersani, non facciamo questo”. Con queste parole il premier Mario Monti si è rivolto, dal suo canale YouTube, ai suoi avversari politici per lanciare un appello per fare un confronto in tv. “Abbiamo il dovere di non limitarci ad appelli singoli, ma di confrontare le nostre idee davanti agli elettori. In tutte le democrazie avanzate si fa questo. Perché proprio in Italia non deve avvenire? – ha proseguito – Proprio in un momento in cui l’antipolitica è così diffusa e furiosa, vogliamo alimentarla ancora sottraendoci a un confronto base della civiltà democratica”.
E dalle colonne del Secolo XIX, il leader di Scelta civica ha annunciato che ”siamo prontissimi a stare all’opposizione. Non parteciperemo a un governo che non abbia un forte orientamento alle riforme”. Dalle pagine del quotidiano genovese il presidente del Consiglio sottolinea che risponderebbe a una chiamata alla responsabilità di governo da parte di Pier Luigi Bersani “solo per fare le riforme per rilanciare il Paese”, di cui tre sono irrinunciabili: “lavoro più flessibile, ridimensionamento della struttura e della spesa pubblica, meno tasse su lavoro, imprese e famiglie”.
“In materia di alleanze e coalizioni, la mia formazione politica non ha nessuna conversazione in corso né alcun tipo di accordo o di ipotesi di accordo” ribadisce. E parlando della campagna elettorale afferma come “talvolta ho reagito con parole aspre, essenzialmente quando si è cercato di rovesciare la verità, dicendo che non è affatto vero che nel novembre 2011 la situazione delle finanze ed economica fosse precaria. E’ come dire: tu hai imposto dei sacrifici inutili agli italiani – spiega – Gli italiani hanno sopportato i sacrifici con una serietà maggiore di coloro che ora sovvertono la verità”. Nell’intervista il leader di Scelta civica interviene anche sul turismo: “La prima iniziativa del nostro governo o di un governo a cui partecipiamo sarà quella di puntare a restituire il controllo delle politiche turistiche allo Stato – precisa – Oggi la promozione è frammentata, a causa di una mancanza di coordinamento tra il governo e gli enti locali che non arriva a fare uso pieno del marchio Italia, e le strutture regionali per lo sviluppo e la promozione dei prodotti turistici sono spesso troppo isolate e talvolta non sono in grado di operare sui mercati esteri”.