1 – “Guardate che non abbiamo ancora vinto”: da quando D’Alema li ha bruscamente riportati alla realtà, nel Pd hanno smesso di assegnarsi i ministeri e convivono con l’incubo del 2006. Con la formidabile Unione che si mangiò 15 punti di vantaggio e in una notte di tregenda si ridusse a contare gli spiccioli, i famosi 24mila voti (e come andò a finire al conseguente governo Prodi lo sappiamo). Ora si cerca di buttare nella mischia finale il popolare Renzi. Che qualcosa sta facendo, dicono le voci di dentro, ma con il braccino corto, forse pensando alle nuove elezioni che verranno, ma queste sono certo malignità.
X – Il Pd vince alla Camera mentre al Senato non vince nessuno. È il pareggio continuamente evocato, che farebbe felice solo Mario Monti. Accreditato di un modesto 13-15 per cento, il premier che tutto il mondo ci invidia ha ricevuto una spintarella da Napolitano from Obama. Anche se il Quirinale sdegnosamente nega (“nessuna ingerenza”), si può comprendere che un nome in loden e un governo di larghe intese frullino nella testa del capo dello Stato per evitare la paralisi e quindi l’impetuoso ritorno dello spread. Altrimenti si torna alle urne (vedi Renzi).
2 – Si mormora di una Ghisleri che avrebbe profetizzato il sorpasso della destra sulla sinistra. Evento incredibile, ma che nelle quote dei bookmaker ora è pagato 5 volte da 7 che erano. Però, il nuovo Pontefice oscurato da B. sarebbe davvero troppo.
Infine, Grillo. Ieri, a Torino, un’altra grande piazza gremita. Ciò che i sondaggi sanno, ma non dicono, è che nell’esercito degli incerti possono esserci folle di elettori 5Stelle in incognito. Ciò che non sanno, ma dicono, è che il Movimento potrebbe arrivare al 20 per cento. Cento grillini in Parlamento? Tutto può succedere.
Il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2012