Adoro Elio e le Storie Tese.
E’ dalla fine degli anni ottanta che li apprezzo con discontinuità e a un adultolescente di 45 anni come me ha fatto molto piacere vederli sul palco del Teatro Ariston dopo 17 anni.
Gli Elio e le Storie Tese sono un gruppo di anziani nerd bravissimi, persone coi controcoglioni che sanno suonare, che hanno una cultura musicale vastissima e che da sempre sono organizzati molto bene a livello imprenditoriale (soprattutto).
La loro genialità, il saper VERAMENTE suonare, uniti al saper fare impresa (non a caso vengono dalla Milano da bere anni ottanta) sono la chiave del loro meritato successo e non avevano certo bisogno di vincere il Festival di San Remo per dimostrare quello che valgono. E’ evidente.
Onore a Elio e le Storie Tese, ma però, sinceramente, non venitemi a dire che la virtuosissima LA CANZONE MONONOTA è una bella canzone.
Rispondetemi sinceri: ma lunedì mattina, mentre state andando a lavorare in macchina, incolonnati in tangenziale o su una qualsiasi provinciale quanto lo siete voi, ascoltereste mai LA CANZONE MONONOTA ?
E tutti: “Si, certo che la ascolterei”.
No uei.
Mi arrendo.
Accettare la dura e cruda realtà è cosa che non appartiene agli adultolescenti e ai vecchi per i quali scrivo le mie robe sui social not-work dove stamattina leggo “Se avesse vinto Elio, riprenderei fiducia nella possibilita’ che la prossima settimana , le elezioni ci consegnino qualcuno di serio”, uno status scritto dal solito adultolescente cieco sulla realtà contemporanea che si indigna per la vittoria di Mengoni e del terzo posto dei Modà, entrambi molto più rappresentativi della GENTE che gli Elii.
Mi dispiace dirlo, ma è così.
A poco è servito riunire una giuria di qualità di parte, unita, schierata, intruppata compatta e mononota. Non avevano fatto i conti con il popolo, la gente e i giovani che televotano (cosa che gli adultolescenti non fanno).
Nel mondo dorato degli adultolescenti pro o contro Sanremo (questo schierarsi è tipico di chi ha una certa età, ai veri giovani che non gliene frega niente di Sanremo non lo guardano e basta, senza porsi il problema di affermare di essere pro o contro. O gli interessa o non gli interessa. Fine. Non è che si può sempre fare una guerra su tutto, tipico degli adultolescenti e soprattutto dei vecchi che si percepiscono turbogiovani) che invocano il ricambio generazionale, Mengoni e i Modà vengono visti. Per l’adultolescente il ricambio generazionale è rappresentato da Elio e le Storie Tese (gente di 50 anni), gli Almamegretta (idem), Daniele Silvestri (vecchiarello pure lui), Max Gazzè (vedi Daniele Silvestri) Simone Cristicchi (poco giovane) and so on.
No uei.
Mi arrendo.
Ancora una volta il Festival di Sanremo si rivela fondamentale cartina di tornasole della nazione e questa “inaspettata” vittoria di Mengoni (Grillo?) sugli Elio e le Storie Tese (Pd?) e l’inquietante quesito “Ma perché esiste chi vota i Modà?” (PDL), ci mostra cosa potrebbe accadere la prossima settimana, uichend di elezioni, di finti mutamenti e di intelligentoni che si domanderanno: “Ma come?”.
Poi tutto cadrà nel dimenticatoio, si parlerà dell’elezione del nuovo Papa e se Dio vuole, il 21 marzo inizia la primavera.
Meteoriti permettendo.