A distanza di ventuno anni, ciò che si conosce della “presunta” trattativa tra lo stato italiano e l’organizzazione malavitosa conosciuta da tutti come Cosa Nostra è ben poco, anzi, non è nulla. Da come ne parlano alcuni dei rappresentanti delle nostre istituzioni potrebbe addirittura passare per una di quelle storie del terrore che si raccontano davanti ad un focolare a mezzanotte, ma che non sono vere; fortunatamente una buona parte del popolo italiano, nonostante non sia a conoscenza dei fatti per filo e per segno, è convinta che ci sia stata effettivamente una trattativa, e che questa sia ancora in corso.
Ciò che si vuol sapere non concerne solo l’esistenza della trattativa, ma cosa vi era prima. Che relazione c’era tra stato e mafia prima della fase terroristico-stragista? E di che natura erano i loro rapporti? La risposta la si può trovare facendo qualche passo indietro nel tempo arrivando proprio a ventuno anni fa. Il ventitré Maggio del 1992 alle ore 17:58, nei pressi dello svincolo di Capaci, il magistrato antimafia Giovanni Falcone rimase ucciso a seguito di una grande esplosione che si portò via anche la vita della moglie e dei tre uomini della scorta. Sempre in quell’ anno, precisamente il giorno 19 luglio, allo stesso modo venne ucciso il suo collega magistrato e compagno di indagini Paolo Borsellino. La sua agenda rossa, nella quale vi erano importanti informazioni che probabilmente avrebbero potuto compromettere la carriera di numerosi politici e magistrati, non fu mai ritrovata. Il coinvolgimento di personaggi della politica e di giudici viene ipotizzato poiché, nel corso delle indagini, i due magistrati vennero ostacolati diverse volte e allontanati dalla stessa magistratura; per giunta il maxiprocesso che si svolse nell’86 venne ampiamente criticato.A questo punto queste stragi non sarebbero da attribuirsi esclusivamente alla mafia, ma a qualcosa che si muoveva all’interno delle nostre istituzioni. Tanti lupi travestiti da pecore. Molti di questi lupi sono gli stessi che ogni anno, il giorno della commemorazione della morte di questi due eroi, danno in pasto alla gente la solita pappa pronta studiata a menadito. Ma il suo retrogusto è amaro, da far venire la nausea. Mi vien da pensare che lo stato sia come un uomo che ha venduto la propria anima al diavolo e, nonostante ciò, vada tutte le domeniche in chiesa con moglie e figli; effettivamente un patto col diavolo c’è stato ma il prezzo da pagare è la nostra libertà, il nostro benessere e la nostra sicurezza. Con la morte di Falcone e Borsellino la GIUSTIZIA (termine inteso con il suo significato denotativo) ha subìto un grave torto e con la distruzione delle intercettazioni telefoniche tra il presidente Giorgio Napolitano e Nicola Mancino avvenuta pochi giorni or sono ne ha subìto un altro di eguale gravità.
Nonostante la trattativa stato-mafia venga fatta passare quasi come una leggenda metropolitana, noi vogliamo tener bene a mente ciò che questi due grandi uomini hanno fatto per fronteggiare la criminalità organizzata, come e quanto hanno lottato nel tentativo di rendere questo paese un posto diverso da quello che sembrerebbe essere un teatrino, dove si esibiscono burattinai e burattini, dove il cattivo vince sempre.
Agnese Caporalini