Immaginatevi di essere parte di un gruppetto di naufraghi arrivati su un’isola deserta. Esplorate l’isola e vi accorgete che non c’è niente da mangiare. Per fortuna, ritrovate sparpagliati sulla spiaggia resti della vostra nave affondata che contengono una discreta scorta di gallette. Per ora il problema del cibo è risolto, ma le gallette non dureranno per sempre. (*)
Immaginate ora i naufraghi in assemblea all’ombra delle palme; emerge subito una divergenza di opinioni. C’è chi sostiene che le gallette sono ancora abbondanti e probabilmente ne troveremo altre se cerchiamo bene in zone di spiaggia ancora inesplorate. Non c’è bisogno di fare niente: prima o poi arriveranno i soccorsi. C’è invece chi nota che le gallette stanno finendo rapidamente e che i soccorsi non si sa quando arriveranno; se mai arriveranno. Allora, bisogna razionare le gallette e costruirsi delle reti con le foglie di palma per andare a pescare.
Il dibattito continua con il primo gruppo che sostiene che tutti hanno diritto alle gallette e che andremo a pescare quando saranno finite. Il secondo gruppo ritorce che non si può pescare niente da affamati e senza reti. Il primo gruppo risponde che i membri del secondo stanno cercando di accaparrarsi tutte le gallette con la scusa del razionamento; il secondo da al primo di venduti ai fabbricanti di gallette, e così via….
Una possibile conclusione della storia è che i naufraghi finiscono per fare per fare a botte fra loro, il che allevia molto il problema per mezzo di una drastica riduzione della popolazione. Ma quando le gallette finiscono, sono rimasti in troppo pochi per fare reti e pescare e così muoiono tutti di fame.
Questa storia ci illustra il dibattito in corso sull’energia sul nostro pianeta, visto come isoletta sperduta nel mezzo all’universo; basta sostituire “combustibili fossili” a “gallette” e “pesca” con “energia rinnovabile”. Il dibattito è al suo massimo sviluppo in Germania, che è il Paese che ha fatto probabilmente il massimo investimento sulle energie rinnovabili e dove si parla ormai da qualche anno del concetto di “Energy Turnaround” (“inversione energetica”). Ovvero, si parla di un cambiamento completo della politica energetica per passare interamente alle rinnovabili nella forma di sole e vento. Ovviamente, anche in Germania, il problema del costo dell’energia si pone. Così, c’è chi vuole energia a basso costo, non importa ottenuta come. C’è invece chi sostiene che è un dovere investire nelle rinnovabili, anche se più costose, per i loro vantaggi ambientali e di indipendenza dai fossili.
Da quello che si legge sul Web, il dibattito in Germania sembra essere di buon livello, se ne legge sui maggiori quotidiani e c’è molta partecipazione da parte sia degli organi governativi sia dei cittadini. In Italia, invece, la questione della politica energetica è completamente ignorata sia dai media sia dai politici. Quando si cerca di sollevare in pubblico la necessità di uno sviluppo in direzione delle rinnovabili ci si trova spesso aggrediti da gente assatanata convinta che sia tutto un un’imbroglio per fregarci.
Ma anche da noi non possiamo ignorare il problema. Siamo disposti a investire nel futuro, anche se ci costa qualcosa? Oppure vogliamo tutto e subito, consumando fino all’ultima goccia le nostre risorse di combustibili fossili? E’ in gioco il futuro nostro e dei nostri discendenti: pensiamoci se non vogliamo fare la fine dei naufraghi dell’isola della storia.
(Questo testo è stato pubblicato per la prima volta su “Ambiente Noi” n°3 – 2013 – http://www.ambientenoi.org/)
Note: Vi può incuriosire sapere che il problema dell’ “Isola delle Gallette” è stato studiato in modo molto serio da alcuni economisti che hanno pubblicato ponderosi studi sulla questione dell’ottimizzazione delle risorse da parte dei naufraghi. Lo trovate sulle riviste del settore sotto il nome di “Hardtack Model” oppure di “Mayflower Model”

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La proposta di Clini: bruciare i rifiuti nei cementifici. Alla faccia dell’ambiente

next
Articolo Successivo

Petrolio, incidenti e disastri a memoria d’uomo

next