Un report della banca descrive "uno scenario sempre più incerto" a una settimana dal voto, dove "una coalizione tra Pier Luigi Bersani e Mario Monti sembra inevitabile", ma è minacciata dalla ripresa "impressionante" di Berlusconi e dal Movimento 5 Stelle, "possibile vero vincitore con il 20% dei voti"
A una settimana dal voto il risultato delle elezioni politiche “sta diventando sempre più incerto” e lo scenario più verosimile è che “si tornerà presto alle urne“. L’allarme è stato lanciato da un report di Mediobanca Securities, firmato da Antonio Guglielmi, secondo cui “una coalizione tra Pier Luigi Bersani e Mario Monti sembra inevitabile, anche se potrebbe non essere sufficiente”. I rischi più gravi sembrano quindi legati alla ripresa di Silvio Berlusconi e al ruolo del Movimento 5 stelle, “destinati a indebolire ulteriormente un eventuale governo Pd-Monti”. Il dossier diffuso da Piazzetta Cuccia avverte inoltre che “Imu, Irpef, Iva e Tares sono destinate a crescere a partire da luglio 2013 a causa di impegni presi in precedenza”, anche se “i programmi politici presentati dai candidati alle elezioni promettono complessivamente tagli alle tasse per un importo compreso tra 150 e 225 miliardi di euro”.
Nella fotografia scattata da Guglielmi sullo scenario politico italiano a ridosso del voto, la ripresa recente della coalizione guidata da Silvio Berlusconi viene definita “impressionante” e il Movimento 5 Stelle è descritto come “il possibile vero vincitore di queste elezioni con il 20 per cento dei voti” al suo debutto alle elezioni nazionali. “I partiti tradizionali e il Pd in particolare hanno completamente sottostimato l’avanzata del M5S”, spiega il report, “limitandosi ad attaccare l’approccio aggressivo e provocatorio del movimento guidato da Beppe Grillo”.
E’ invece difficile, secondo Mediobanca, che il risultato elettorale faccia deragliare un mercato “forte e resistente”. Grazie al piano di acquisti di titoli di Stato promosso dalla Banca centrale europea, spiega il dossier, “crediamo che il mercato rimarrà abbastanza resistente da poter oltrepassare con facilità qualunque risultato elettorale in Italia”. Quanto allo spread Btp-Bund, il file evidenzia come la discesa cominciata ad agosto 2012 derivi più dal piano annunciato dal governatore della Bce, Mario Draghi, che non dall’operato del governo di Mario Monti. “Crediamo quindi – scrive ancora Guglielmi – che lo spread abbia perso molta della sua rilevanza come indicatore della percezione che il mercato ha del vero rischio di solvibilità dell’Italia”.
Guardando al futuro, “l’Italia ha bisogno di mettere la riduzione del debito pubblico in cima alla sua agenda”, tenendo presente che “tagliare la spesa pubblica aggressivamente significherebbe attaccare il sistema di welfare esistente e questo non è certamente un compito semplice”. D’altra parte l’aumento delle tasse non aiuterebbe la “fiducia dei consumatori” e il “ritorno alla crescita” del Paese. In particolare sul tema dell’Irap, al centro del dibattito fiscale “a causa della sua natura iniqua”, il report, che tra l’altro stima a 150 miliardi il peso dell’evasione fiscale, etichetta come “irrealistica” l’ipotesi che la tassa sia cancellata, dal momento che vale il 2 o 2,5 per cento del Prodotto interno lordo, ma afferma che un taglio sarebbe “positivo per il sistema bancario”.