Un wi-fi libero “non è auspicabile”, per avere una scuola digitalizzata “serve prima di tutto istruire gli insegnanti”, per colmare il gap con l’Europa per la diffusione della banda larga e ultra larga bisogna separare la rete dagli operatori, eliminando di fatto il “quasi monopolio” di Telecom. A parlare è Renato Cifarelli che non è candidato, ma si occupa di digitale e tematiche legate all’innovazione per Fare per fermare il declino.

Banda larga e ultra larga, l’Italia è fanalino di coda. Perché?
Il primo problema è la complessità del territorio. Il secondo è quello delle liberalizzazioni: finché c’è un quasi monopolista diventa difficile che altri investano nella banda larga.

Telecom ha una rendita di posizione?
Il primo problema di Telecom è quello dell’indebitamento che non le permette di fare gli investimenti che ci vorrebbero e ha una certa rendita di posizione, perché è proprietaria del rame e della rete.

La soluzione allora è un mercato totalmente libero?
No, il problema vero, dove ci sono delle reti complesse, è quello di avere una separazione della rete dagli operatori. Questo aiuterebbe chi gestisce e fa gli investimenti a portare dappertutto la connettività, e chi invece utilizza la rete a trasportare il suo prodotto. In questo modo anche i costi sarebbero più trasparenti. Più che a finte privatizzazioni con la Cassa depositi e prestiti, pensiamo a delle gare internazionali con consorzi. La soluzione è diminuire le barriere all’ingresso anche per altri operatori. Poi se lo Stato spingesse sulla informatizzazione della pubblica amministrazione, potrebbe creare la richiesta di banda larga anche in zone dove non c’è.

Barack Obama propone un wi-fi libero nazionale, in Italia è possibile?
Innanzitutto bisogna sapere chi lo paga. E quindi secondo noi è assolutamente non auspicabile un wi-fi per tutti gestito dallo Stato. È una questione di concorrenza: se ho degli operatori in concorrenza tra loro, ho un servizio migliore. Se fornisco un servizio gratis a livello nazionale e fornito dallo Stato, ben pochi avranno la spinta a migliorare.

Download libero, copyright, pirateria. Serve una legge?
Sul copyright ci sono posizioni variegate all’interno del movimento. Io credo che chi lavora debba essere retribuito. Su questi temi ritengo che una legge non sia necessaria e che, anzi, rischi di avere effetti assolutamente indesiderati, o comunque non riesca star dietro alla velocità con cui cambia internet. Penso che il tutto debba decidersi tramite la correttezza di ognuno e il mercato.

Sul caso della chiusura di Megaupload, il sito che consentiva di scaricare e guardare film in streaming, lei che ne pensa?
Eravamo nell’illegalità pura, è stato giusto chiuderlo. Megaploud forniva la pirateria guadagnandoci, facendo pagare l’abbonamento per scaricare quanto si voleva tutti i giorni. Si potevano guardare film anche gratis ma ad una velocità molto bassa e si avevano dei limiti per scaricare ogni giorno.

Digitalizzazione della scuola, aiuto al diritto allo studio o un fattore che allontana?
Può creare delle differenze: se la famiglia è digitalizzata ed è abituata all’utilizzo dei pc è in grado di affiancare il bambino, in caso contrario si possono creare dei problemi in più. Sicuramente è una strada che consideriamo necessaria ma prima di tutto si devono formare gli insegnanti e la scuola. Non abbiamo ancora un piano sul come, dobbiamo metterci al lavoro.

Agenda digitale, cosa manca?
Ci batteremo in Parlamento per ripensare completamente la pubblica amministrazione con sistemi digitali che si parlano tra loro e rendano il sistema più veloce e trasparente. Oggi, ad esempio, se voglio cambiare residenza da un comune all’altro devo portare io i documenti, che poi un impiegato inserirà su supporti digitali. Bisogna cambiare questo tipo di organizzazione.

Come mai Fare per fermare il declino non ha candidato il suo esperto in agenda digitale?
E’ una mia scelta quella di non candidarmi. Sicuramente il partito si occuperà di questi temi in Parlamento ma al momento non ci siamo ancora organizzati. (Vic)

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