Nell’ultima settimana di passione elettorale: tutti pazzi per Beppe Grillo. È il più odiato e il più temuto, ma soprattutto il più commentato. Sui media non si parla che di lui: “Prima era autoironico e adesso è sempre incazzato”. “Non è un attore come Reagan, che farebbe già abbastanza paura, ma un comico, che fa veramente ridere”. “È vecchio e aggressivo, invece i suoi grillini sono giovani, timidi, con la faccia da boy scout e la testa piena di pensieri carini sul rispetto del territorio” (secondo una prof. che ha scritto un libro e ne ha intervistati a casse). “È un qualunquista di destra e i suoi sono estremisti di sinistra, quasi anarchici insurrezionalisti, No tav e no tutto quello che gli sciupa le valli”. “Doveva andare in televisione e invece non ci va, ma c’è comunque, perché tutti parlano di lui”.
Non andrà neanche in Parlamento, neanche al governo. Non sta lavorando per dare un posto a se stesso, ma per mettere un certo numero di granellini di sabbia nell’ingranaggio micidiale della politica italiana. Deve provarci un gusto matto. Noi un po’ meno. Almeno finché non è chiaro chi, dopo, si prenderà la briga di far funzionare tutto di nuovo. E possibilmente meglio.
Il Fatto Quotidiano, 19 Febbraio 2013