Il sistema Italia attraverso una serie di documentari capaci di raccontare «la resistente originalità di persone e storie (non solo contemporanee) degnamente ‘corsare’». A cura di Maurizio Di Rienzo, la nona edizione di Italia Doc presenta una selezione di titoli appartenenti a quel cinema del reale in cui si muovono alcuni dei nostri migliori registi. Con ingresso gratuito, dal 20 febbraio all’8 maggio – sempre alle 19.30 – i mercoledì della Casa del Cinema illuminano quella faccia della produzione cinematografica che continua ad interrogare, con necessario rigore, fatti e uomini, volti e identità. Ogni proiezione sarà seguita da un incontro con il regista. 
 
Nel paese di Giralaruota di Stefano Grossi inaugura la rassegna domani, svelando gli intrecci politico-economici dietro allo scandalo di Calciopoli a partire da due libri di Renato La Monica, La Juve nel paese di Giralaruota e Calciopoli, il grande inganno. Si prosegue poi con Non mi avete convinto di Filippo Vendemmiati, ritratto del novantasettenne Pietro Ingrao, Fatti corsari di Stefano Petti e Alberto Testone Petti, odontotecnico sosia di Pasolini si mette alla ricerca (ideale) del grande poeta, Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, quattro vite di giovani fotografate nella Napoli di oggi, e God Save the Green, sette episodi sull’importanza di rendere più vivibili le periferie cementificate delle nostre città.
 
Ma è la seconda parte della rassegna a mettere in fila il meglio, con cinque ottimi film ancora alla ricerca del pubblico che meritano nonostante le presentazioni nei maggiori festival e i lodevoli tentativi di distribuzione. Premio speciale della giuria all’ultimo Torino Film Festival, Noi non siamo come James Bond di Mario Balsamo – mercoledì 27 marzo – racconta di un’amicizia, di una passione e della ricerca di una normalità dopo una malattia. In Il gemello, Vincenzo Marra, uno dei nostri cineasti più sensibili e capaci, pedina nel carcere di Secondigliano un detenuto ventinovenne finendo con il consegnarci un’attendibile istantanea della vita dietro alle sbarre.
Con Terramatta, invece, Costanza Quatriglio assume il sorprendente punto di vista sul Novecento di Vincenzo Rabito, bracciante siciliano nato nel 1899 e semi-analfabeta per metà della vita, che ha lasciato una fluviale autobiografia scritta tra l’italiano e il dialetto. Nella Scampia ritratta in Interdizione perpetua di Gaetano Di Vaio si raccoglie il ferro vecchio per tirare avanti mentre un becchino della provincia di Bitonto si candida alle elezioni in Pinuccio Lovero Yes I Can di Pippo Mezzapesa, ultimo film in programma mercoledì 8 maggio e uno dei più pregevoli passati alla scorsa edizione del Festival del Cinema di Roma. Ogni proiezione è in replica il giovedì, il sabato e la domenica.
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