Sostiene che internet sia “un’opportunità” più che un diritto, che riguardo alla diffusione della banda larga e ultra larga l’Italia ha tutto il tempo per colmare lo svantaggio. Antonio Palmieri da anni, all’interno del Pdl, si occupa delle tematiche legate all’Agenda digitale. E’ responsabile internet e nuove tecnologie nel partito di Silvio Berlusconi e ricandidato per la terza vota alla Camera.

Internet è un diritto?
Diritto è sempre una parola grossa, diciamo che è un’opportunità da garantire a tutti.

In quale modo?
Un punto di partenza è la scuola, con il superamento del divario culturale che c’è anche all’interno della classe dirigente. E poi c’è il digital divide in senso stretto, quindi occorre portare la banda larga in tutti i punti del Paese, tramite tutti i mezzi possibili, come la fibra, l’Lte (la telefonia mobile di ultima generazione, ndr), il satellite, il wi-fi.

Digitalizzazione della scuola è aiuto al diritto allo studio?
E’ opportuno che la scuola vada nella direzione della digitalizzazione. Anche perché così i ragazzi possono digitalizzare i genitori e i nonni e la scuola può essere un volano per alfabetizzare il Paese alle nuove tecnologie e diminuire il divario tra chi è già digitalizzato e chi non lo è.

Banda larga e ultra larga, l’Italia è indietro, perché e come superare il gap?
Per un verso c’è molta più banda larga di quello che pensiamo perché ci sono tante iniziative locali di cui non abbiamo conoscenza. A me piacerebbe avere una mappa aggiornata della banda larga in Italia. Fatta questa premessa, l’Italia è fatta orograficamente in un certo modo. Quindi abbiamo grandi città che hanno condizioni accettabili e migliaia di piccoli paesini che sono in posizione svantaggiata, in zone difficili da raggiungere via cavo. In quest’ultimo anno sono stati stanziati 400 milioni per il Sud e 150 milioni per il Centro-nord proprio per colmare queste differenze. L’Lte entra in azione quest’anno, quindi penso che abbiamo tutto il tempo per colmare questo svantaggio (nel frattempo, dopo l’intervista, il governo ha annunciato che a marzo saranno avviati bandi per 900 milioni di euro contro il digital divide, ndr).

Ha delle colpe sul ritardo la posizione dominante di Telecom?
Credo che lo sviluppo della tecnologia e di una domanda da parte del mercato possano portare a superare questa condizione. Certo, le scelte che Telecom deve fare e che competono all’azienda, non sono più dilazionabili. Allo stesso tempo mi rendo conto delle difficoltà che globalmente l’azienda ha in questo momento. Credo però che in questo caso concorrenza, sviluppo tecnologico e azione coordinata degli attori istituzionali, possano contribuire a superare questa situazione di monopolio.

Si può parlare di rendita di posizione di Telecom?
Telecom eredita una posizione di partenza favorevole. Però ci sono attori locali in campo, ci sono tecnologie in campo che possono consentire di pareggiare la situazione.

Wi-fi libero gratuito come proposto da Obama, in Italia è possibile?
Trovo difficile realizzare un wi-fi gratuito dalla Sicilia alle Alpi gestito dallo Stato. Vedo più fattibile che si intervenga dove c’è un divario reale a livello locale e vedo un’azione degli enti locali assieme alla libera iniziativa del mercato.

Download libero, copyright, pirateria. Serve una legge?
La proprietà intellettuale è un diritto naturale. E la tecnologia ha mostrato che si può combinare insieme una porzione di mercato con offerta di applicazioni a pagamento, rispettando tutti i diritti in campo. L’intervento che noi auspichiamo è quello di uniformare l’Iva sui prodotti digitali, per far sì che i prodotti culturali a pagamento siano accessibili a un prezzo ridotto.

Agenda digitale, cosa manca?
Intanto i decreti attuativi. Seconda cosa, il governo Monti non ha accolto alcune proposte che avevamo fatto, come quella sugli incentivi al commercio elettronico e sul coinvolgimento della Rai nel processo di alfabetizzazione digitale. Quindi si tratta di completare quello che è stato iniziato. (VIC)

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