Si apre la crisi politica in Bulgaria. Il primo ministro Boiko Borisov ha annunciato le proprie dimissioni e quelle dell’intero gabinetto da lui guidato, sulla scia delle proteste di massa contro le misure di austerità in vigore nel Paese balcanico, il più povero dell’Unione europea, e in particolare contro la forte impennata delle tariffe elettriche. “Non farò parte di un governo sotto la cui amministrazione la polizia picchia la gente”, ha spiegato il premier, leader del partito conservatore Gerb, i Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria.
Nel corso delle manifestazioni di piazza in corso da giorni, dapprima con partecipazione abbastanza limitata ma alle quali si sono poi unite migliaia di persone in tutto il Paese, le forze dell’ordine hanno reagito duramente, e numerosi dimostranti sono rimasti feriti. “Noi – ha rivendicato Borisov, già sindaco di Sofia – abbiamo dignità e onore. E’ il popolo che ci ha conferito il potere, ed è al popolo che oggi lo restituiamo”, ha aggiunto. Il premier, che nel vano tentativo di placare l’opinione pubblica aveva ventilato una riduzione dei prezzi dell’elettricità, ha escluso qualsiasi ipotesi di una sua partecipazione a un eventuale esecutivo ad interim.
“Non farò rimpasti, non farò governo programmatico con il partito Dps né con Dsb, che sono la stessa cosa”, ha aggiunto Borisov. Dps è il partito liberale della minoranza turca, mentre Dsb è un partito di destra, entrambi all’opposizione. “Non voglio vedere sangue per le strade e recinti intorno al parlamento, non è questo il nostro scopo”, ha concluso il premier dimissionario. L’esecutivo di centro-destra che fa capo a Borisov guida il paese dal luglio 2009. Le elezioni generali erano previste per il mese di luglio prossimo. Il voto ora potrebbe essere anticipato ad aprile.