Un caro amico che mi legge sul blog mi ha scritto:“mi piace leggerti, ma vorrei anche sapere cosa ne pensi della giustizia e della politica in Italia e non solo dei fatti che riporti”. E’ vero, nei miei post ho voluto riportare fatti di cronaca che hanno a che fare con un sistema economico malato, terreno di coltura fertile per la criminalità organizzata.
Non mi è dispiaciuto nemmeno riportare notizie e fatti sulla “Tangentopoli” degli anni ’90 perché ora, come allora, per gli stessi motivi, l’Italia vive una crisi di identità collettiva e civile forse ancora più drammatica.
Gli unici che non sono vittime degli aumenti dello “spread” (che esiste e non è un’invenzione come ci vuol far credere Berlusconi) e dei pignoramenti immobiliari, sono coloro che ci hanno governato da tanti, troppi anni. Con loro, tutti quegli imprenditori o uomini d’affari che hanno nascosto i capitali all’estero e che hanno trattato l’Italia come se fosse un bancomat.
L’interesse verso il destino politico del paese, oggi è d’obbligo anche per chi in passato ha preferito non recarsi a votare e affidarsi al giudizio degli altri elettori.
Non nascondo una stima sincera nei confronti di Antonio Ingroia che reputo una persona che parla la lingua della chiarezza e dell’onestà. Mi piacerebbe anche sapere cosa pensano gli altri candidati della “questione morale” e della legalità ogni giorno clamorosamente violata.
La campagna elettorale di questi giorni invece mi indigna.
Quando sento Bersani parlare di “voto utile” al Partito Democratico come unica soluzione alla crisi della politica e del sistema Italia, mi chiedo se pensa davvero di avere a che fare con un elettorato di sprovveduti. Quando è scoppiato lo scandalo Mps, e Bersani uscì con l’esclamazione leonina: “Se ci attaccano su Mps, li sbraniamo”, ho pensato ad una espressione più che politica da “Guerra dei bottoni”, di Perguad.
Quando leggo che Berlusconi in Sicilia, pur di raccogliere voti, promette una riforma della giustizia che passa prima di tutto per l’introduzione della “libertà su cauzione”(ovviamente incostituzionale), quale escamotage per evitare il (suo) carcere e quello di molti frequentatori di mafiosi, resto basito e appunto indignato.
In proposito, una simile ipotesi che introdurrebbe un’ulteriore disparità di trattamento tra chi ha il denaro e chi non ne ha è argomento su cui riflettere seriamente; le carceri sono già piene di gente che non può permettersi un’adeguata difesa penale, figuriamoci cosa potrebbero pensare di un articolo del codice penale intitolato alla “libertà su cauzione”.
Insomma, gli argomenti sensibili su cui misurarsi sono tanti e non ci stanno nelle tremila battute di un blog.
Una cosa è certa, a noi italiani piace tanto la satira mentre ai nostri politici piacciono solo le barzellette.