Tra gli altri "segnali di scoraggiamento", il dossier preannuncia una revisione al ribasso delle stime sulla crescita del 2013. E lancia un segnale d'allarme sulla fiducia delle famiglie e sulle "condizioni per il credito sempre più strette"
Tra novembre e dicembre sono stati persi 186mila posti di lavoro. E’ quanto emerge da un rapporto del centro studi di Confindustria, che suona un campanello d’allarme su diversi altri fronti: dalla frenata della crescita alla scarsa fiducia delle famiglie, passando per la redditività delle imprese in continuo calo. “Il mercato del lavoro è bruscamente peggiorato alla fine del 2012”, avverte il report, spiegando che sono stati persi 104mila posti a dicembre e 82mila a novembre.
Negli ultimi tre mesi dell’anno scorso, secondo le stime di Confindustria, il tasso di disoccupazione è rimasto costante all’11,2 per cento, +0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mentre a dicembre la forza lavoro ha registrato un calo dello 0,4 per cento rispetto a novembre. Arriva così una ulteriore conferma dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Cgil, che aveva segnalato nove milioni di lavoratori in “drammatica difficoltà” nel Paese, dopo “un anno nero per l’occupazione”.
Tra gli altri “segnali di scoraggiamento“, il dossier di Confindustria annuncia come il calo del Prodotto interno lordo italiano nel quarto trimestre 2012 (-0,9 per cento sul precedente) sia superiore alle attese e lascia al 2013 una variazione acquisita di -1 per cento che costringe a rivedere al ribasso le stime. Anche se ”gli indici anticipatori confermano progressi nei mesi a venire”, soprattutto nel settore manufatturiero, il centro studi di Confindustria avverte che “il quadro nel complesso è di estrema debolezza e fragilità“.
Il report segnala poi che la fiducia delle famiglie è al minimo storico e di conseguenza soffrono anche gli acquisti, come conferma il nuovo crollo per le auto in gennaio. Il rapporto avverte infine che “le condizioni per il credito sono divenute ancora più strette”, confermando l’avvertimento diffuso nei giorni scorsi dall’Associazione bancaria italiana.