”Abbiamo avviato una indagine sui contratti derivati che riguardano il Comune di Roma e che vennero stipulati alcuni anni fa”. E’ il procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, nel corso di una conferenza stampa a conclusione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Il magistrato ha spiegato che il procedimento è ancora “in una fase istruttoria” ricordando che questo tipo di contratti rappresentano una sorta “di bomba a fior d’acqua” in cui sono inciampate molte amministrazioni.
“I contratti derivati appaiono incompatibili con i limiti di ordine pubblico previsti dall’art. 119 della Costituzione sull’autonomia finanziaria degli enti locali” secondo l’alto magistrato contabile. “L’aleatorietà della causa giuridica dei contratti – ha detto il Procuratore – e la collegata provvista finanziaria inducono a qualificare i contratti di derivati come negozi misti, che, proprio per questo, non appaiono compatibili con i limiti di ordine pubblico proclamati dall’articolo 119 della Carta Costituzionale. Ho la speranza di chiudere l’istruttoria entro il 2013 contro almeno due agenzie di rating. Stiamo quantizzando il danno apportato allo Stato italiano ma dai risultati di alcune consulenze posso affermare che siamo ben oltre 120 miliardi di euro. Entro la fine di quest’anno manderò avviso a dedurre all’estero. I rappresentanti italiani delle società, che abbiamo già ascoltato, hanno scaricato le loro responsabilità affermando che le analisi sulla situazione Italia avveniva all’estero”.
“Il procuratore ha sottolineato nella sua relazione alcuni aspetti importanti come l’impatto dei derivati nell’amministrazione: ricordo che nel 2008 furono trovati dei derivati nell’amministrazione capitolina, lascito della precedente gestione del centrosinistra” ha poi spiegato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, parlando a margine della cerimonia.
La Corte dei Conti: “Enti annullino contratti onerosi”. Poco più di dieci giorni fa la Corte dei Conti aveva puntato il dito contro questi contratti sottolineando i “rischi” “molti e imprevedibili” invitando gli enti pubblici ad annullare le operazioni. Sono diverse infatti le procure regionali della Corte dei Conti attualmente impegnate in indagini sul ricorso ai derivati. Questione sempre più ‘calda’ anche dopo il caso Mps. Nel dossier della procura generale della magistratura contabile arrivava un preciso monito: gli enti dovrebbero adottare ”doverose iniziative volte alla risoluzione di contratti eccessivamente onerosi”. Tanto più che possono fondare le loro decisioni sulle ”notevoli aperture” sia del giudice ordinario, che può procedere alla nullità del contratto per mancanza di causa, che, soprattutto, del giudice amministrativo (legittimità dell’annullamento d’ufficio in via di autotutela del contratto potenzialmente dannoso per l’ente). Altrimenti – avverte la Corte – ”la condotta degli amministratori potrebbe essere censurata sotto il profilo della colpa grave”.
In ogni caso le aperture dei giudici costituiscono una ”possibilità per scongiurare o limitare i danni ed evitare quindi l’azione contabile risarcitoria”. Nel documento pubblicato la Corte dei Conti ricordava anche la chiusura nel corso del 2012 del debito derivato contratto con la Morgan Stanley, risalente al 1994, con una perdita di 2,6 miliardi di euro. I magistrati contabili, per dare un’idea dell’entità del fenomeno, richiamavano anche i dati diffusi dal governo in Parlamento nella primavera del 2012 secondo i quali il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dalla Repubblica italiana ammontava, fino a quel momento, a circa 160 miliardi di euro, a fronte di titoli per 1.624 miliardi; con un peso dunque di circa il 10% sul totale. Tornando invece agli enti locali e alle indagini delle procure regionali per scovare eventuali danni all’erario, la Corte sottolineava, senza mezzi termini, la ”grave imprudenza nella stipulazione di contratti di finanza derivata”. Poi citava in particolare le istruttorie in corso riguardanti la Provincia di Firenze, ”per un’ipotesi di danno già definito di oltre 4 milioni di euro”, il Comune di Prato, e gli atti già emessi nei confronti di ”diversi” Comuni dell’Umbria, in difficoltà finanziaria proprio per i cosiddetti Swap e per un danno erariale calcolato complessivamente in piu’ di 1 milione di euro. Adesso si è aggiunta anche l’istruttoria sul comune della Capitale