“Non credo sia tutto un disegno di Berlusconi“. Nell’operazione che ha appena siglato il passaggio di La7 all’editore Urbano Cairo, Michele Santoro, durante la conferenza stampa a Montecitorio dell’Idv con Maurizio Zipponi e Maurizio Landini, non vede lo zampino del Cavaliere. Nessun quarto polo berlusconiano, dunque? “Ha problemi con la sua Mediaset“, spiega il giornalista, “e vedrete che presto arriveranno delle sorprese, perché le vecchie televisioni generaliste scricchiolano”. Insomma, nessun complotto all’orizzonte, “ma l’esigenza di una legge sul conflitto d’interessi rimane”, aggiunge Santoro, che chiede al Pd di mantenere le promesse fatte in tal senso, una volta per tutte. Quanto al destino di La7, il conduttore di Servizio Pubblico ammette che il recente acquisto possa suscitare opinioni contrastanti, e distingue: “Penso che in questo momento convivano due sentimenti contrastanti”, ha detto oggi ai microfoni de ilfattoquotidiano.it. “Da un lato la preoccupazione per i cinquecento lavoratori di La7, che s’interrogano sul futuro di un’emittente che rappresenta una reale spina nel fianco per il sistema oligopolistico che domina le televisioni in Italia. Dall’altro l’interesse per un’opportunità che si viene a creare dal momento in cui La7 si sgancia da Telecom, un’impresa che ha un core business distante da quello televisivo e quindi più condizionabile dalle politiche dei governi. Emancipandosi da Telecom”, conclude Santoro, “La7 potrebbe diventare un’impresa autonoma che sta sul mercato. Il punto è capire se le risorse che vengono messe in campo sono sufficienti per garantire questa autonomia”. La nuova proprietà, per ora, ha confermato i volti e i programmi più noti del palinsesto. “Le affermazioni di Cairo sono tranquillizzanti da questo punto di vista, ma è evidente”, precisa Santoro, “che La7 per conquistare il posto che le spetta all’interno del sistema dovrà investire in nuovi prodotti e forze nuove” di Manolo Lanaro