Proseguo nel dare voce a Peter Pan Onlus. Mi ha scritto Carla.
La notizia è già una di quelle che ti lascia senza fiato, che ti fa crollare il mondo addosso. Non immagini cosa ti attende, che percorso ti si prospetta. Inizialmente pensi possa trattarsi di pochi giorni ma i giorni diventano mesi. I mesi a volte anni. Corriamo a casa dall’ospedale, facciamo le valigie e andiamo a Roma per iniziare le terapie. Dopo pochi giorni si inizia a parlare di dimissioni ma non c’è la forza per affrontare un lungo viaggio per tornare a casa, scopriamo così che qualcuno ci sta aspettando, qualcuno ha preparato una stanza per noi, in una casa, grande, accogliente, piena di bimbi e mamme che condividono la stessa lotta.
C’è una macchina davanti all’ospedale con su scritto Peter Pan, un signore gentile ci accompagna in quella che diventerà la nostra seconda casa per oltre un anno. Basta poco per entrare a far parte del clima intimo e solidale che caratterizza la casa, non ci sono grandi pretese, lussi o sprechi. C’è efficienza, solidarietà, dignità e calore umano. In quella casa abbiamo trascorso un Natale, il più vero Natale della nostra vita, in un mix di culture e tradizioni abbiamo sperato e pregato per un anno migliore. A Peter Pan si cucina tutti insieme si cucina, si apparecchia la tavola, si gioca. Ogni tanto un’uscita a sorpresa, una festa di compleanno, una serata al cinema a portare una ventata di freschezza e vita. Peter Pan è stato un punto fermo nelle nostre vite in un momento difficile, sapevamo di non essere soli, che altri erano disposti a sacrificare il loro tempo per alleviarci un po’ di dolore.
Lì abbiamo conosciuto altre famiglie con le quali si è instaurato un legame che durerà per sempre. Nei giorni più difficili, gli ultimi purtroppo della nostra lotta, Peter Pan ha aperto le porte a tutta la nostra famiglia e ai nostri amici che sono venuti a Roma per darci il loro sostegno. Peter Pan ha accolto tutti, si è preso cura di noi con affetto e discrezione, chi dimenticherà i pentoloni di camomilla preparati con tanto amore dai volontari per calmare le nostre ansie?
Immaginare quei lunghi mesi senza Peter Pan è semplicemente impossibile, con la dignità e l’orgoglio che contraddistingue i malati di cancro chiedo che non si discuta più, le trattative sono ridicole, offendono e sminuiscono il lavoro dell’associazione. Permettete a queste persone che hanno un cuore grande di continuare la loro missione, spianategli la strada, aiutateli, sosteneteli. Non permettiate che a comandare siano la vostra avidità e il vostro egoismo, la malattia purtroppo non fa distinzioni, colpisce indistintamente ma voi, uomini e donne di potere, avete la possibilità di scegliere. Lasciate che a guidarvi, almeno per questa volta, sia la moralità, l’onestà, la decenza.
Ho perso mia sorella Silvia, 27 anni, glioblastoma, da poco più di anno. Per il suo ultimo compleanno niente regali ma soldi per Peter Pan. Al suo funerale, per un suo desiderio, niente fiori ma una raccolta per Peter Pan.
A Silvia, Giovanni, Miguel e Joan
Post Scriptum: Qualche giorno fa un papà di Peter Pan onlus mi ha detto che la lettera di Giulia, quella che ho pubblicato sul mio blog www.genitoriprecari.it, è stata letta da Flavio Insinna nella sua trasmissione “Per favore parlate al conducente” in onda su Radio Due. Giulia era felice, noi pure. Ma aspettiamo ancora una soluzione.
Ascolta l’audio – (Al minuto 9.18, la lettera di Giulia)