Le elezioni sono alle porte. Questa volta a votare ci andrò. Non perfettamente convinto, ma ci andrò. Non fosse altro perché ne ho le tasche strapiene, stracolme di quei sinistri, destri, centri, di quegli ex comunisti, ex fascisti, ex democristiani (quasi tutti sono ex qualcosa e questo la dice lunga sull’attaccamento alla “cadrega”) oppure di quelli che fanno politica per salvare se stessi e le proprie aziende, oppure ancora di quelli che bevono l’acqua del Po alla sorgente perché alla foce è imbevibile: basta, basta, non se ne può più. Che penoso teatrino.
Il problema è che un ambientalista al seggio vorrebbe anche votare qualcuno che per l’ambiente e quindi anche per l’elettore-essere umano facesse poi qualcosa. Ed ho già detto che c’è ben poco da sperare da chi è in lizza. Il meno peggio è il M5S ed è lì che mi orienterò. Non c’è moltissimo di salvaguardia dell’ambiente nel suo programma, per lo meno quello ufficiale, e sottolineo “ufficiale”, ma qualcosa almeno c’è. Ed i consiglieri regionali che hanno operato in questi anni sono sempre stati al nostro fianco, ed hanno lavorato bene a dimostrazione del fatto che per fare bene politica non devi farla per professione. Quindi, il M5S merita la mia fiducia, anche se non entusiasta. Del resto, per votarlo, basterebbe la sua difesa della salute in mano pubblica, la sua difesa della scuola pubblica, la sua difesa dei beni comuni, la sua opposizione all’opera inutile. Certo, se ci fosse anche una parola sulle spese militari da abolire, sulla caccia, sempre da abolire, sul suolo da difendere, sarebbe meglio. Ma tutto questo non c’è: mi accontento. Anche perché sono convinto che quando saranno laggiù a Roma (non li invidio) per tutto questo si batteranno. E poi, male che vada, gli eletti toglieranno un bel po’ di poltrone a quelli che in Parlamento ci vanno solo per potere, per prestigio, per fare favori a chi ce li ha mandati. Tutto. Fuorché per il bene comune.
Vado a votare ma resto convinto, come afferma Simone Perotti, che invece non ci va (ed è una decisione che rispetto molto), che le cose possono cambiare non solo e non tanto con il nostro voto, bensì con il nostro comportamento. Molto terra terra basta lagnarsi che le cose non vanno e non fare nulla noi, nel nostro piccolo, affinché le cose cambino.
E nonostante che a votare ci vada, scelgo di chiudere il post con un video di quell’enorme personaggio che era Giorgio Gaber, che dal 1974 a votare invece non andò più. In fondo, spero tanto di sbagliarmi, ma non credo che neanche il M5S riuscirà davvero nell’improba impresa di cambiare questa Italia malata nel profondo, in cui c’è (sempre parole di Gaber) “quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia”. Ed anche da qui l’importanza del nostro quotidiano agire.
Gaber, che non si rimpiangerà mai abbastanza. Peccato davvero non sia più tra noi. Ma mi resta una consolazione che Berlusconi, Napolitano, D’Alema, Casini, Fini, una volta passati, cadranno nell’oblio. Di Gaber se ne ricorderanno i posteri.