Monti, che arranca nei sondaggi, evoca la grande coalizione, l’ammucchiata Pd-Pdl-Udc-Fli che ha sostenuto il suo governo. Ingroia propone un’intesa a Bersani, a patto che abbandoni Monti. Nel frattempo, in Lombardia, la base di M5S – sosteneva Repubblica ieri – sarebbe “tentata dal voto disgiunto per Ambrosoli“. “Abbiamo la stessa sensibilità e differenze infinitesimali su tanti temi”, ha dichiarato lo stesso candidato del centrosinistra alla presidenza della regione.
Ma chi è tentato dal voto disgiunto? Dei quattro militanti cinquestelle intervistati in piazza Duomo da Repubblica solo Daniela, “simpatizzante pragmatica” e Francesco, prossimo alla laurea in giurisprudenza, si tureranno il naso. Adriano, 27 anni, metterà convinto la crocetta sulle cinque stelle gialle e Mirco non voterà, perché ha ancora 17 anni. Del resto nessuno sa chi siano veramente i grillini e cosa faranno alle regionali lombarde o una volta arrivati in parlamento. Per Panorama i parlamentari di M5S saranno “un esercito di No Tav“, ex-comunisti, anti-Fornero, crociati difensori dell’articolo 18, con “provenienza principale dalla sinistra, dai movimenti per l’acqua pubblica, dalle Agende rosse, da un mondo contiguo a quello di Antonio Ingroia”. Giuliano Santoro, nel suo libro “Un grillo qualunque”, parla invece di elettori di destra, orfani di Lega e Pdl. Analisi condivisa anche da Beppe Fioroni, leader dei Popolari, alla guida del Pd a Lazio 2: “l’elettorato di Grillo è di destra populista, non credo sarà possibile il dialogo”.
La pensa diversamente il segretario del Pd Bersani che martedì si è aggiunto alla lunga schiera di studiosi dell’antropologia grillina: “il M5S è nato in Emilia Romagna, capisco la richiesta di sobrietà della politica e anche la rabbia”. A seguire Bersani ha lanciato la sua campagna di “scouting“, dal verbo inglese “scout”, che significa anche “osservare e valutare una persona dotata di talento, per una possibile “assunzione”. Nelle fila del Pd? No, ma su certi temi, i cinquestelle potrebbero essere convinti a votare con il Pd e i suoi alleati.
Ma quali temi? Li spiega Vannino Chiti, capolista Pd per il Senato in Piemonte: “efficienza delle istituzioni, costi della politica, lavoro, sviluppo sostenibile”. “Nel rapporto con i parlamentari del M5S non devono esserci pregiudiziali”, continua Chiti. “Ma bisognerà vedere se gli eletti del movimento saranno eterodiretti e ubbidiranno a Grillo in tutto e per tutto o se una volta in parlamento si comporteranno in modo autonomo”. Porte aperte, apertissime ai cinquestelle, con le proposte – sempre di Vannino Chiti – di limitare l’uso dei decreti legge – ridando ossigeno alla discussione in parlamento – e di rilanciare le leggi di iniziativa popolare – un tema caro ai grillini – chiedendo al parlamento di dare una risposta entro 80-90 giorni alle proposte popolari, evitando che finiscano nel dimenticatoio.
I candidati M5S hanno già fatto sapere – in ordine sparso – che di scouting non se ne parla proprio. Cosa succederà veramente lo scopriremo solo vivendo. Anche perché, come twitta @cogigitoergosum su #tiroalgrillino, che parte da un fortunato post del blog I hate Milano, forse al M5S “manca un minimo di struttura istituzionale e di sanzionabilità morale” e “già tra sei mesi potremmo assistere a processi migratori verso destra” (o verso sinistra). Il tempo, solo il tempo ce lo dirà.