Il settore è in crisi: meno buyers, meno addetti ai lavori, meno soldi. Ma ecco sorgere nuove categorie fashion: dagli “esodati”che arrivano alla sfilata, ma non hanno l’invito a quelli che stanno in piedi, “contenuti” e tenuti a distanza per non contaminare i templi del lusso
“E’ cominciata la settimana della moda? Non me ne sono neanche accorto!”. La battuta è del tassista. L’invasione modaiola prevista ancora non c’è stata.
La moda al tempo della crisi è claudicante. Anche qui la categoria più temuta è quella degli astensionisti: meno buyers, meno addetti ai lavori, meno soldi. Basta farsi un giro per il quadrilatero della moda, negozi che sembrano il deserto dei Tartari. “C’è fame, peste e carestia“, dice la responsabile di un megastore de luxe (ovviamente chiede l’anonimato per non perdere il posto).
La moda come la politica è invenzione costante della realtà…con dati variabilissimi. L’ultimo convegno annuale di Pambianco che riunisce 500 imprenditori della moda e del lusso ha dato i numeri: “L’Italia assisterà a una vera ripresa del settore moda già dalla fine del prossimo anno e, soprattutto, nel 2014 per cui si prevede un aumento del 3,9 per cento dei fatturati delle aziende. Anno di transizione sarà, invece, il 2013 che vedrà stabili i livelli di vendite del 2012 (-4 per cento sul 2011). Comunque rimaniamo sempre sotto.
Con la crisi che morde in Italia si comprano meno vestiti. Meno male che ci pensano i mercati dell’Estremo Oriente, i salvatori della Patria. Ci pensano in tutti i sensi: la moda se la producono, se l’etichettano “made in Italy” e se la comprano. Tuona il Grillo furioso: la certificazione made in Italy spetta solo a chi produce in Italia, non in India o a Guangzhou. Chiaro?
Vola Prada e chiude il 2012, l’annus horribilis (per gli altri), con un aumento del fatturato globale del 29 per cento sul 2011. Corre su tutti i mercati, anche su quello italiano: +19 per cento. Artifici di bilancio o reale imprenditorialità? Nella seconda ipotesi che diano subito un ministero a Bertelli. Con quello che ci aspetta a urne chiuse ci vorrà molta creatività per mettere in piedi un governo.
PRADA: 7–
Intanto Miuccia promette che per la prossima stagione la sua moda sarà “row”, cruda. Per una donna non troppo sofisticata, né troppo decadente, non troppo sexy, né troppo trasandata. La moderazione entra nel vocabolario Prada. Comunque brava ( 7–)
DONATELLA VERSACE: 7
Propone il tavolo di crisi a casa sua Donatella Versace ( 7 ) invitando gli stilisti del made in Italy. Hanno risposto in due.
FRANK MORELLO: 4+
Frank Morello in passerella perde le 50 sfumature d’ironia( 5).
LES COPAINS: 6++
Il rinnovato Les Copains non delude (6++).
ANTONIO MARRAS: 4+
Antonio Marras lascia fuori Il Fattoquotidiano: ce li vediamo in streaming i suoi tessuti che sembrano presi in prestito dalle tende della nonna (4+).
Nuove categorie fashion
Gli “esodati”: arrivano alla sfilata habilleè trendy e tintinnanti. Non hanno l’invito ma proclamano santi nel paradiso fashionista. Impietoso il servizio d’ordine li manda a….
I “transennati”: più fortunati dei colleghi sopracitati. A loro spetta solo il posto standing e vengono “contenuti” e tenuti a distanza per non contaminare i luoghi.